Nonostante la stagione non sia neppure partita in diverse regioni a causa dei ricorsi al Tar degli ambientalisti che hanno impugnato i calendari venatori irregolari ci sono stati già nove feriti per armi da caccia dal primo Settembre. “Da come è iniziata non sarà una stagione venatoria diversa dalle altre, i casi con
vittime per le armi da fuoco dei cacciatori hanno già cominciato a scandire, uno
dietro l’altro, senza pietà alcuna le cronache d’Italia” dichiara Daniela Casprini,
presidente dell’Associazione Vittime della caccia, “…già, senza pietà come è chi
imbraccia un fucile e spara contro esseri inermi. Persone queste che non si scuotono neppure di fronte alla strage di propri simili, immolati ad una attività sporca di sangue e perseguita ad ogni costo, pure di vite umane. Non c’è bisogno di essere filantropi per indignarsi di fronte a questo bollettino di guerra appena iniziato. La cosa inquietante è che si da per scontato che seguiranno altri casi fino alla fine della stagione venatoria, ma è una presa d’atto: chi spara sono i cacciatori, non certo chi fa informazione!” dichiara la presidente dell’Associazione Vittime della caccia.
“Ai 6 cacciatori feriti durante le battute di caccia di questi giorni, si aggiungono
l’operaio di Bavari (Ge) colpito a 3 cm dall’occhio mentre lavorarava ad un ponteggio, assieme ai due feriti di Benevento che rientrano tra le prime vittime non cacciatori di questa stagione. Un dato importante che emerge dall’analisi di questi nuovi casi con vittime è l’età dei cacciatori responsabili di incidenti o aggressioni, con una media di 70 anni di età. Dato questo che conferma quanto già emerso nelle precedenti stagioni venatorie su un campione più ampio. Ma già i troppi sono i casi che, pur senza spargimento di sangue, di fatto costituiscono tutte le premesse per una tragedia. Non si può tacere sul caso di Montenars (news del 9 settembre), in provincia di Udine, dove un proiettile da caccia grossa è andato a conficcarsi nel frigorifero di un’abitazione alle 6 del mattino. Come è opportuno evidenziare anche i casi di violenza domestica come quello di Olbia (news del 9 settembre), in cui un uomo che maltrattava la moglie, pare da tempo, si è visto revocare la licenza di caccia e sequestrare le armi, a causa dell’ennesima lite violenta con minacce e percosse contro la donna. Oppure il caso di Francavilla Fontana in provincia di Brindisi, in cui un energico 79enne ha sparato – di notte – e colpito un’auto parcheggiata vicino al suo podere, con dentro due ragazzi. Come se non bastasse, le guardie volontarie dell’Anpana di Mantova si sono viste impallinare la macchina durante il loro giro di perlustrazione il primo giorno di apertura, per fortuna senza gravi conseguenze. Per non citare poi i casi intercettati di caccia nel mancato rispetto delle distanze dalle case e dalle strade che sono anche troppi per poterli elencare, tra rassegne stampa e allarmate segnalazioni alla nostra Associazione non si contano nemmeno, eppure sono motivo di grave allarme sociale e ribellione da parte di chi in campagna ci vive.
Vivere in campagna è diventato un pericolo sotto alcuni aspetti. Allarme feriti per la stagione di caccia
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– 23 settembre 2013