Anche quest’anno il cinema Nuovo di Varese riapre i battenti e, ancora una volta, lo fa con stile. Monsieur Lazhar, film canadese diretto da Philippe Falardeau, non è l’ennesimo film sulla scuola, né l’ennesimo film che vuole a tutti costi convincerci che la scuola sia scuola di vita. Non vuole convincerci, ma alla fine ci riesce.
Quel che si gioca in quella classe, e che sconvolge le vite di una manciata di bambini di Montréal, è innanzitutto un dramma profondo e silenzioso, il dramma lacerante del suicidio insensato, immotivato e improvviso della loro insegnante. E questo dramma si incontra e si intreccia ad un altro dramma, anch’esso lacerante, anch’esso altrettanto silenzioso, di un professore algerino che ha perso la propria famiglia e il proprio paese. L’elaborazione di un lutto, travagliata e inesprimibile, è ciò che segna il percorso mano nella mano di questo professore e della sua classe, in un delicato gioco di sguardi, di piccole frasi, di piccoli e grandi gesti. E la bellezza e l’eleganza di questo film stanno tutte proprio nella sua delicatezza, nell’eloquenza discreta dei suoi silenzi e delle sue assenze, nella capacità di far parlare tutta la tragicità della morte attraverso le più invisibili tracce che lascia dietro di sé.
Di certo, oggi più che mai, una figura come quella di Bachir Lazhar ci fa sperare che la scuola possa ancora aiutare a crescere, a conferma del fatto che per essere un buon maestro non contano forse poi tanto la pedagogia e la didattica, quanto piuttosto, molto semplicemente, il buon senso e il buon cuore.
Monica Cristini