Iniziamo dagli esordi: da bambino cosa volevi fare “da grande”?
Il pastore. Sì, da bambino volevo fare il pastore, giusto per un ideale di tranquillità, del “non far niente tutto il giorno”, portare le pecore al pascolo, stare un po’ lì e tornare a casa la sera.
Quale episodio della tua vita o personaggio famoso ti hanno fatto cambiare idea?
E’ stato forse di più un episodio della mia vita: il disagio giovanile, il “subbuglio” esistenziale del periodo adolescenziale. Così ho iniziato a cercare scappatoie e sono approdato al teatro.
A soli 21 anni ti sei trasferito a Milano per frequentare la scuola “Acting Center”, come l’hanno presa i tuoi genitori?
A dir la verità non è che mi sia trasferito perché già lavoravo di giorno mentre studiavo e quindi ero già abituato a fare avanti e indietro da Bergamo a Milano. Mia mamma è stata da subito entusiasta, mentre mio papà all’inizio era in dubbio sulle “reali potenzialità del figlio”. Ora, invece, sono i miei fan più accaniti che trovo sempre in prima fila: mio papà perché è un patito di comicità, mia mamma perché adora me.
Com’è stato l’impatto iniziale con una grande azienda già avviata come Mediaset?
A Mediaset arrivai con “Visitors”. Lavoravo a Roma e c’era di mezzo un bel viaggio. A Cologno Monzese andavo e venivo, come faccio ora per “Colorado Cafè”. Lavoravo in uno studio sempre con gli stessi comici e le situazioni erano sempre molto simili. Diciamo che non ce ne siamo neanche accorti, a parte per il panorama: quello era orribile!
A proposito di “Colorado”, qual è il personaggio che interpreti che ti diverte di più?
Non c’è un personaggio in particolare perché una delle mie principali caratteristiche è la versatilità. Mi piace fare più cose diverse fra loro, altrimenti mi annoio in fretta e i personaggi rischiano di assomigliarsi e di ripetersi. “Nonno Anselmo” è stato in effetti il personaggio più longevo. Paolini mi diceva sempre che un attore può avere solo “tre corde”, gli altri sono declinazioni. Infatti io ho tramutato il personaggio di “Nonno Anselmo” nei monologhi e, infine, nei pezzi ballati.
Infatti la tua carriera spazia anche in radio: com’è stata l’esperienza degli scherzi telefonici con Radio 105?
In radio mi sono divertito un sacco! Impersonificavo il “Killer educato” che si pre-accordava telefonicamente con le sue future vittime dandogli la possibilità di “sistemare le sue cose”, o un giorno ancora di tempo e chiedeva se era un problema il fatto di sporcare casa o meno, se preferiva mantenere i connotati dopo la morte… Era divertente quando mi chiedevano se non si poteva evitare il delitto, ma quello no. Su quello ero irremovibile! Poi c’era chi capiva che si trattava di uno scherzo, ma chi non capiva se la faceva letteralmente sotto! (ride)
Ti piace il pubblico varesino?
Sì, mi piace un sacco! L’anno scorso abbiamo fatto molti laboratori e spettacoli e sono stato sempre ben accolto.
Non ti sembra che Varese offra poco sotto il profilo degli spettacoli serali e dei grandi eventi?
Varese è simile a Bergamo da questo punto di vista: avendo a poca distanza una grande metropoli raggiungibile in mezz’ora, si sa che gli eventi importanti sono lì. Le città che, invece, sono lontane dalle metropoli organizzano tutto in loco. Quando mi hanno proposto un laboratorio a Bergamo, per esempio, ci ho pensato molto. Poi, invece, il successo c’è stato. Varese, invece, ha per tradizione un atteggiamento positivo verso il cabaret: pensa per esempio a Giacomo Poretti di Aldo, Giovanni e Giacomo, Iacchetti, Pozzetto, … sono tutti originari della zona.
Quindi a Bergamo ci pensi tu?
Sì sì, ci sto pensando io! (ride)
Che consigli daresti a un giovane che decide di intraprendere la carriera di comico?
Dipende. Il comico in genere ha due provenienze: quella teatrale o quella dell’animatore turistico. Per quel che riguarda la provenienza teatrale sono fondamentali gli studi che poi vengono declinati nella comicità, mentre per quel che riguarda l’esperienza animatoriale è molto importante la capacità d’improvvisazione. Entrambe le strade, però, partono dallo stesso livello di creatività. E’ un percorso molto personale, non sempre è uguale per tutti. Se da un lato gli studi teatrali insegnano la ricerca interpretativa per lo sviluppo del personaggio, dall’altro è determinante anche il senso dell’intrattenimento. Il consiglio che darei, quindi, è di capire qual è la propria natura e cercare di completarla. Io, per esempio, avevo una forte capacità d’intrattenimento e di improvvisazione che odiavo! Così mi sono buttato nello studio, appesantendo la mia adolescenza con degli studi… impegnativi! (ride) Ho imparato dal grande Peter Brook (regista teatrale britannico, ndr), da Paolo Nani (attore e mimo danese di origine italiana, ndr) che mi hanno dato strumenti inimmaginabili. Che poi ci si chiede sempre se serviranno mai per la tv di oggi, ma ti assicuro che quello che si vede in tv è ben poco di quello che è il lavoro del comico. In tv viene trasmessa solo l’immagine positiva del comico amato e ben voluto, ma in realtà si fanno km e km al giorno, è un ambito super competitivo dove si può venir sostituiti da un momento all’altro, … insomma, è un lavoro. E quelli che non si vedono più in tv non è che son “spariti”, è che magari han ripiegato su qualcos’altro o fanno serate e spettacoli.
Il tuo super eroe preferito?
Rat-Man e Ralph supermaxieroe, io sono per gli anti-eroi!
Temo già la risposta, ma… consigli per uscire vivi dagli anni ’80?
(ride, delirio totale) No!!! Non ce n’è!!! Cioè, o non lo sai, o sei nato dopo e se all’oscuro o non hai mai visto niente!
Il mio desiderio e sogno è dire a un trentenne: “Holly e Benji!” e che lui mi risponda: “Chi??!”, ma non è mai successo d’incontrare qualcuno che non sappia di Mark Lenders, che non conosca i nomi e la formazione della “New Team”. O che non conosca a memoria Lady Oscar, Candy Candy…
O che non conosca i Cavalieri dello Zodiaco?
E’ un sogno irrealizzabile! (ride)
A questo punto ringrazio tantissimo Omar per la gentilezza e la disponibilità che ha mostrato fin dall’inizio nell’accettare l’intervista per la nostra rubrica “L’idea vincente” del nostro portale. Sai Omar, molto spesso noi studenti veniamo un po’ snobbati!
Ma non fate le vittime voi studenti! Scherzo, non ti preoccupare, questo è il periodo più bello della tua vita! Lascia pure che ti maltrattino, l’importante è metterci determinazione e tanto amore in quello che fai!
Alessandra Soriano