Se un cadavere chiede di te: il romanzo “Premio Garfagnana in giallo 2015” di Sara Magnoli

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Sara Magnoli, giornalista e scrittrice fernese, è il Premio Garfagnana in Giallo 2015 per la sezione e-book con “Se un cadavere chiede di te” (Giacomo Morandi Editore e Caminito): un racconto che definire noir sarebbe riduttivo, per quanto l’autrice miscela sapientemente generi narrativi sofisticati di ispirazione diversa. In filigrana si può perfino leggere come una sorta di romanzo autobiografico, se Sara ce lo permette.

Ed è appunto con questa domanda che vorremmo esordire nella nostra intervista-recensione.

  • Sara, quanto di autobiografico c’è nel personaggio della protagonista, Lorenza, che torna sul luogo del delitto” trascinata per forza dalla stessa vittima, questa fantasmagorica cantante “stile Marlene” (ma ci trovo anche un pizzico di Ute Lemper) che anima il romanzo. Ci sembra di capire che tu in realtà non ti sia mai mossa da quella cittadina di provincia da cui la tua alter ego è scappata … ma la consideri a tutti gli effetti una tua alter ego ?

Di autobiografico c’è una frase ce mi divertivo un sacco a dire prima di laurearmi e anche dopo: quando qualcuno mi telefona e chiede “la dottoressa Magnoli?” io da sempre rispondo “la dottoressa è uscita, sono l’infermiera… se va bene lo stesso…”. E questa frase l’ho prestata a Lorenza Maj. Per il resto, dai… ma sono antipatica come lei? No, davvero, di autobiografia non c’è nulla. Certo, quando si scrive hai un vissuto di emozioni, conoscenze, sensazioni che fa parte di te e che magari inconsciamente tocca qualche passaggio dei tuoi libri. Ma in “Se un cadavere chiede di te” non ci sono io. Lorenza faceva la giornalista, dirai, e io sono giornalista: appunto, io lo sono, lei lo era. Ho scelto una persona che conosce comunque la professione giornalistica perché questo è stato il mio primo giallo e avevo bisogno di muovermi in terreni che conoscevo, non potevo andare a chiedere informazioni a destra e a manca con il timore che poi il libro restasse nel cassetto… Ma finisce lì. No, Lorenza Maj non è la mia alter ego e non sono io. E anche la cittadina di provincia: io in provincia vivo, ma ho vissuto, per lavoro, anche a Milano. E ho scelto di ambientare il romanzo in una cittadina di provincia per lo stesso motivo che ti dicevo prima: avevo bisogno di muovermi in spazi dove so come si vive. Tutto qui. Avevo paura a muovere i personaggi in una metropoli, avevo paura di perdermi. Ma avrai notato che la città è senza nome: anche questo è voluto, perché Lorenza in questo romanzo è alla ricerca di sé, deve ricostruirsi un’esistenza. E volevo che ce la facesse da sola, senza appigli, neppure geografici.

  • Avendo condiviso parte delle tue esperienze, ovvero il giornalismo di cronaca locale, ti sei voluta prendere una sorta di divertita rivincita, quando fai dire alla protagonista “Non è solo la tua vendetta. Ma anche la mia” mentre il “bello e dannato (ma non troppo) figlio della vittima” castiga verbalmente il goffo sindaco maneggione che lo aveva esposto nei confronti dell’opinione pubblica ? Quanti personaggi di questo genere  hanno avvelenato la tua carriera giornalistica ? Sfogati pure con noi, se vuoi …

Ah, ah, ah, ma no, che rivincita! Divertirmi magari sì, ma senza secondi fini e senza “lanciare” messaggi… Credo ci siano altri luoghi per farlo, non un romanzo giallo. Poi a questo sindaco del libro una bella bastonata sui denti ci voleva, no? Personaggi del genere ce ne sono, ahimè, se ne incontrano. Non solo sul lavoro, ma nella vita. Credo che tutti noi ne abbiamo incontrati. Ma la vita da gente così non me la lascio avvelenare… Magari mi arrabbio, ci resto male per alcuni comportamenti, resto delusa. Ma sono altre le cose che avvelenano, quelle che non hanno soluzione. Gente come questa… faccio in modo che per me non esista più. Puoi anche facilmente cancellarne numeri di telefono, mail, bloccarla su facebook…

  • Sei molto abile, Sara, nel mixare caratteri positivi e negativi nei tuoi personaggi, tanto da dare a ciascuno quel velo di ambiguità psicologica che porta il lettore a sospettare un po’ di tutti. Io personalmente, condividendo con te anche un altro interesse oltre a quello letterario, intuisco una tua qualche ispirazione cinematografica. Ci vuoi confidare quali sono le tue grandi passioni filmiche e i tuoi modelli registici ?

I miei nonni paterni prima e mio padre poi, aiutato da mia madre, hanno gestito un cinema a Ferno dagli Anni Trenta agli Anni Ottanta: io ho respirato pellicole, cinema, teatro fin da piccolissima. E oggi vivo nel cinema ristrutturato dei miei nonni, che è diventato la mia casa. Il cinema ha sempre fatto parte di me. So a memoria alcuni film, li vedevo a oltranza, conoscevo e ricordo tutte le battute. A Michele Placido, quando l’ho intervistato perché portava in scena il “Re Lear” al teatro delle Arti di Gallarate un paio di anni fa, ho ripetuto una battuta di “Romanzo popolare” e quando l’ho incontrato al Baff e gliel’ho citata ancora… si ricordava dell’intervista in cui gliel’avevo detta! Come faccio a dirti quali sono le mie grandi passioni cinematografiche? Ho sgranato gli occhi davanti alla bellezza di Harrison Ford che era Indiana Jones, ho amato la Kathleen Turner di “Giulia e Giulia”, adoro Charlie Chaplin, Federico Fellini, E.T., Benigni dal Piccolo Diavolo a La Vita è bella, Tim Burton… giusto per farti capire… Il cinema è la nostra storia… è la mia storia… non riesco a fare un elenco!

  • Il finale pacificatore si concilia con un giudizio tutto sommato benevolo della provincia, in cui Lorenza si rituffa dopo esserne fuggita: amareggiata e delusa dalle sconfitte subite nella sua vita personale e professionale. Vuoi dire che forse la provincia è proprio quella “cosa strana lì”, una sorta di crocevia dove possono succedere anche cose eccitanti tipo gli eventi che tu racconti, senza bisogno di ambientare un romanzo a New York o a Parigi, perché il territorio è comunque ricco ? O magari “era ricco”, quando in passato anche da queste parti circolava un bel pacco di soldi ?

La provincia è il luogo da cui tutti vorremmo fuggire quando vogliamo restare anonimi, vogliamo farci i fatti nostri, mentre tutti sembrano conoscerli. Il luogo dove tutti sanno tutto di tutti, prima ancora dei diretti interessati e a volte anche erroneamente. Ma è anche il luogo dove nascono amicizie che proseguono per tutta la vita, il piccolo posto dove ti rannicchi al caldo. La provincia per me è tutto questo e credo che in provincia possa davvero accadere di tutto. Ed essere raccontato. Ci tengo però a sottolineare che quello che racconto è totalmente frutto della mia fantasia.

  • E poi mi piacerebbe sapere cosa ne pensi delle risorse culturali del nostro territorio – sede di ben quattro Patrimoni dell’Umanità UNESCO – così bistrattato proprio da quegli amministratori “distratti” che tu hai saputo magistralmente tratteggiare nel libro …

Abbiamo un territorio che è meraviglioso, una ricchezza culturale che è immensa e mi fa rabbia quando sento di tentativi di affossarla, di rinchiuderla, di cancellarla. Di dimenticarla. La cultura è il nostro petrolio, non sono io la prima che lo dice. Se dipendesse da me, nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale, delle nostre belle arti investirei tutto il possibile. Ci sono anche amministratori che ci credono e ci hanno creduto, gli esempi ci sono anche nella nostra provincia: prendiamo esempio da loro.

Infine, in puro “stile Marzullo”, fatti una domanda da sola e datti una risposta ! Grazie..

  • Ti sei divertita a rispondere alle nostre domande?

Sì, ma se mi paragonate ancora a Lorenza Maj… so chi uccidere nel prossimo giallo!