Roberto Cotroneo, giornalista, scrittore di saggi e romanzi, poeta, direttore della scuola di giornalismo LUISS a Roma, ha partecipato al festival Glocal2014 in un incontro piacevole e stimolante, intervistato dal direttore di Varese News Marco Giovannelli. L’intervista è partita dall’ultima opera dell’autore, Il sogno di scrivere (Utet, 2014), per arrivare a toccare argomenti diversi, confrontare presente e passato e riflettere sulla scrittura e la produzione dell’autore. La scrittura genera racconti, e l’autore parte con una sua massima: “Tutti possono scrivere, e se tutti sapessero raccontare la propria vita, il mondo sarebbe un posto migliore”. Questo è importante perché noi viviamo di memorie e di storie raccontate, e più siamo immersi nelle storie, più siamo ricchi, rispetto a chi non ha questa possibilità.
L’autore ricorda spesso il percorso di vita che lo ha portato ad essere la persona che è oggi, e tra questi ricordi emerge uno dei suoi maestri indiscussi, Umberto Eco, citato da Cotroneo per far capire al pubblico la differenza tra due categorie di autori: “quelli che tengono una certa distanza dalla propria sfera personale e quelli che non lo fanno”. In questi secondi casi è probabile che esista “un’urgenza nello scrivere”, ma per l’autore non è affatto stato così, semplicemente racconta di avere iniziato a scrivere e di essersi trovato tra le mani quello che era il suo primo romanzo. Lo stesso Eco, ricorda l’autore, tenne le distanze dal celeberrimo Il nome della rosa, in quanto pensava potesse rovinargli l’immagine di professore universitario, era una scelta piuttosto rischiosa ai tempi. Anche per le poesie vale lo stesso discorso: tenere il bisogno di scrivere il più lontano possibile dalle parole, per capire meglio cosa si sta facendo: “quando scrivo versi sono io, quando li correggo non sono io. Quando scrivo poesie raffreddo ogni urgenza che possa avere, l’incontro tra poesia e urgenza è pericoloso, mentre condivido ad esempio l’urgenza di scrivere un saggio”. Loda infine la poesia come unico strumento per maneggiare la fisicità delle parole, al di là del significato.
E se la narrazione è stata uno sbocco naturale per Cotroneo, come fare allora a spiegare come si scrive un libro? L’autore risponde “con l’insegnare a guardare e l’insegnare a ricordare”, e coltivare la creatività nella concretezza di ogni giorno.
Si passa poi al giornalismo, dove la regola fondamentale per Cotroneo è “raccontare le cose cercando sempre di capirle”. Anche nell’intraprendere la carriera di giornalista, il critico ha le idee chiare: bisognerebbe ottenere una laurea triennale per capire tutto ciò che si ha di fronte e conoscere ogni cosa possibile, dopodiché imparare le tecniche di video e foto e, infine, si può iniziare a scrivere articoli. Da direttore della scuola LUISS, confessa che il suo sogno sarebbe “una scuola senza praticantato”, dato che ovviamente le poche scuole accreditate sono il grande potere dell’ordine dei giornalisti, un ordine presente solo in Italia, in un sistema ben diverso dal modello anglosassone, dove basta scrivere per essere giornalisti. La scrittura giornalistica, inoltre, deve saper far orientare il lettore, anche per rispetto nei suoi confronti, e da qui una forte accusa contro i giornali italiani: è in crisi la lettura o il modo di fare giornali? Per Cotroneo è il modo in cui si fanno i giornali oggi ad essere sbagliato, come dimostrano testate quali Internazionale o Donna moderna che, pubblicando ottimi pezzi, ottengono anche buoni risultati e offrono una finestra sul mondo a coloro che li leggono.
Anche sui social media Cotroneo ha le idee molto chiare e per certi versi in disaccordo con le tendenze attuali. L’autore critica i social in quanto “non garantiscono l’ascolto, poiché servono soprattutto per costruire identità biografiche”. Pensiamo ad esempio al lungo processo della pubblicazione di un libro e al verbo stesso pubblicare, inteso come rendere pubblico, essere letto: Oggi tutto questo viene sostituito da un tasto. Secondo l’autore, inoltre, i libri si vendono in un altro modo, al di fuori dai social. Un altro problema legato ai social media è l’autorialità del testo, perché “sui social è importante leggere, e non sapere chi ha scritto quel testo”. Cotroneo comunque si dichiara né contro né pro i social; lui stesso ha un profilo Facebook e Twitter, usati però con moderazione e intelligenza.
L’intervista ha offerto molti spunti di riflessione su argomenti attuali e coinvolgenti, da parte di un intellettuale dalla produzione poliedrica e dalle idee molto chiare in merito ai temi di attualità trattati nel corso dell’incontro, al di là della mera presentazione del suo ultimo saggio.
Foto di Fulvio E. Bullo