Dal 5 al 15 aprile 2011 da RossoCinabro (Via Raffaele Cadorna 28,Roma) saranno esposte le opere degli artisti: Sarah Arensi, Annamaria Biagini, Pasqualino Festa, Cristina Madini, Letizia Lisi, Giuseppa Marinaccio, Maria Migheli, Matilde Mulé, Murè, Rosalorenza, Gabriele Tamburini.
In questa mostra, curata da Cristina Madini, gli artisti si esprimono con un loro linguaggio, o meglio, pensano in questo linguaggio. Per intendersi meglio, si può leggere la descrizione di Le spigolatrici di Jean-François Millet da parte del critico tedesco Lorenz Dittmann: “I colori insolitamente trattenuti seguono una cadenza molto ravvicinata: toni rossicci nella figura centrale, ruotano attorno a rossi rame, bruni e carminio brillante; ricche e delicate sfumature di grigi nella figura in piedi a destra: luminoso blu – grigio argenteo, grigio tortora, grigi blu e turchesi … il tono definibile con difficoltà di bruno cangiante del campo alla media distanza assume un agile tono rosa violetto contro i vari toni di grigio dell’immagine sullo sfondo, riecheggiano nel primo piano leggermente oscurato”. Cosa riuscite a vedere? Vedete forse l’immagine?In genre la risposta è negativa, anche se le parole descrivono con precisione la scena. Il colore, come la musica, arriva ai nostri sensi e suscita emozioni, tenta, sfugge e stuzzica, fa scoprire meraviglie e segreti nascosti. Ogni pittore si pone la domanda: a cosa serve il colore? Bridget Riley, tra gli artisti moderni più attenti ai rapporti tra i colori, si è espresso con parole molto chiare al riguardo: “Per i pittori il colore non è soltanto in tutte le cose che chiunque può vedere, ma anche, in modo affatto straordinario, i pigmenti sparsi sulla tavolozza, e qui, fatto decisamente singolare, sono semplicemente e unicamente colore. Nell’arte del dipingere è questo il primo elemento importante da comprendere. Tali pigmenti vividi e lucenti non continueranno tuttavia a rimanere sulla tavolozza come colori puri in sé, ma verranno adoperati … perché il pittore dipinge un quadro, quindi l’uso del colore deve essere condizionato da questa funzione creativa… Il pittore ha a che fare con due sistemi ben distinti di colore: uno fornito dalla natura, l’altro richiesto dall’arte. Il colore percepito e il colore pittorico. Entrambi saranno presenti, e il lavoro dell’artista dipende dall’enfasi che egli pone prime sull’uno e poi sull’altro”. L’artista lo sa bene, sa come dire senza parole utilizzando solamente il colore. Ad esso gli artisti affidano espressioni, sensazioni, concetti ed emozioni, che per tradizione o per simbolismo comune hanno delle associazioni specifiche, che ormai tutti conosciamo. Se davanti ad un’opera proviamo le stesse emozioni nonostante differenze di cultura, origini e sguardi, significa che nel colore troviamo un linguaggio comune. Colore, quindi, come alfabeto comune, linguaggio accessibile che non ha bisogno di essere interpretato e permette un rapporto diretto con il pubblico.
Per info al sito www.rossocinabro.com