«Doveva essere un dibattito ma sarà un monologo». Sono queste le parole con cui Alberto Coen Porisini, preside della facoltà di Scienze dell’università dell’Insubria ha aperto il seminario “pluralismo dell’informazione” che doveva essere tenuto nell’ambito del corso di “ teorie e tecniche del linguaggio giornalistico”dall’onorevole Antonio Palmieri, della Commissione cultura scienza e istruzione della Camera dei deputati e da Roberto Zaccaria, vice presidente della commissione affari costituzionali e già presidente Rai. All’appuntamento era presente solo Roberto Zaccaria,assente invece l’onorevole Palmieri, che avrebbe dovuto parlare di social media, a causa della convocazione ad Arcore per un vertice straordinario di partito. Il seminario è stato aperto dal professor Marco Marsili, docente presso l’ateneo varesino che ha fatto il punto della situazione sulla condizione anomala dell’informazione nel nostro Paese, sottolineando come il presente del consiglio sia capo di governo e editore allo stesso tempo e evidenziando il recente scandalo del Tg 1 accusato di non dare le notizie per questioni di dietrologia politica. La parola è poi passata a Roberto Zaccaria che ha ripercorso con gli studenti presenti in sala il suo passato di presidente della tv di stato, spiegando come il presidente della Rai possa far pesare i suoi poteri essendo il rappresentate e il portavoce pubblico della tv nazionale. Ricorda che durante il suo mandato con i grandi artisti non ha mai potuto utilizzare la tecnica dello scontro frontale ma dell’amicizia e della vicinanza all’artista come fece con il cantante Adriano Celentano che convinse a portare a termine una trasmissione nonostante la frattura al dito che si era procurato durante le prove. Diplomazia ma anche pugno di ferro ma solo all’occorrenza sono state le doti più utilizzate durante il suo mandato da Zaccaria che oggi ricopre anche il ruolo di professore ordinario presso l’università di Firenze. La conferenza continua con una domanda che il relatore pone agli studenti: «quanto pesa, a parer vostro, l’uso della televisione durante la campagna elettorale?» Zaccaria ritiene che il piccolo schermo abbia un peso notevole durante le campagne elettorali come recentemente dimostrato da un’ indagine svolta dal Censis secondo la quale il 70% degli italiani dichiara di informarsi con i telegiornali ; secondo l’agenzia Ipsos il 30% dell’elettorato decide cosa votare solo nell’ultima settimana della campagna elettorale dove sceglie l’orientamento specifico all’interno della coalizione a cui appartiene mentre una piccola parte di italiani decide cosa votare solo durante il percorso tra la propria abitazione e il seggio. Perciò diventa decisivo il modo in cui viene realizzata l’informazione nei telegiornali. Spesso però i politici “ puri” snobbano la strategia comunicativa e privilegiamo le proposte politiche da sottoporre agli elettori che però non hanno indubbiamente valore se non arrivano al pubblico. Zaccaria continua il suo discorso con il tema della par condicio nei telegiornali spiega che In Italia ad oggi non esiste una legge su questo tema. C’é comunque l’articolo 7 di una legge che fa capo al ministro Frattini la quale impedisce ai mass media di proprietà di soggetti che ricoprono cariche di governo di attuare comportamenti che forniscano sostegno privilegiato al titolare di cariche di governo. Spesso la tempistica e gli interessi impediscono all’AGICOM di intervenire nei casi di violazione della legge e il risultato di un provvedimento nei confronti delle testate che hanno violato la legge Frattini si palesa al termine della campagna elettorale quando ormai i giochi sono fatti.
Roberto Zaccaria conclude facendo riflettere con una sua recente proposta provocatoria in merito alla costituzione del consiglio di amministrazione della Rai, come ha spiegato: « se si vuole rilanciare seriamente il ruolo della Rai e staccarla dai partiti, la strada maestra e’ quella di collegarla più strettamente agli utenti e al canone».Nel bollettino di pagamento si potrebbe indicare il nome del consigliere di amministrazione preferito e i programmi che si prediligono. I cinquanta più votati potranno essere i grandi elettori per scegliere, una volta ogni tre anni gli organi di governo della Rai. Ogni anno le indicazioni editoriali potranno essere considerate dall’azienda come base per impostare i palinsesti.
Chissà che questa utopia non possa essere la medicina per guarire mamma Rai malata. Di politica.
Erica Besoli