Il cinema di impegno civile, e soprattutto i documentari, che spesso meglio riflettono luci ed ombre delle nostre città tanto operose quanto a volte – è cronaca di oggi – sorde e inospitali, spesso raccontano storie vere poco conosciute, tragedie nascoste, sofferenze silenziose e drammi di popoli, ma in molti casi riescono a mostrare gesti di condivisione e d’accoglienza, buone pratiche, energie costruttive. La forza e l’immediatezza delle immagini possono emozionare, favorire una nuova sensibilità sociale e nuove consapevolezze, creare consensi oppure vergogna, ma non lasciano mai indifferenti: coinvolgere un vasto pubblico, per quanto possibile, e non solo operatori sociali e culturali, insegnanti e appassionati di cinema è l’obiettivo di una manifestazione che, rifiutando la logica dei festival, trova senso nella collaborazione attuata tra i gruppi promotori per organizzare la rassegna ma diventa unica soprattutto nelle sinergie che si sviluppano tutto l’anno.
La rassegna quindi, è un vero e proprio progetto di promozione sociale e culturale, che speriamo possa crescere ancora sul territorio, certamente senza essere elitaria ma raggiungendo il suo pubblico anche in modo intrigante: la sezione “Documentamy” ad esempio, vuole avvicinare ai documentari più curiosi e originali anche per i giovani, sia per la freschezza espressiva che per il taglio tematico, mentre quella dedicata a “Il festival dell’Utopia” si incrocia con la lunga iniziativa autunnale omonima promossa dall’Auser, con quattro serate tra sogni di felicità e speranze di un futuro migliore.
Non mancano, come in passato, film e documentari legati ai grandi temi del nostro presente, come il lavoro, il bisogno di accoglienza ed integrazione, il disagio giovanile, le emergenze umanitarie: anche qui spesso gli steccati sono puramente indicativi, proprio a dimostrazione che i problemi non possono essere separati, ma dovrebbero sempre più trovare risposte positive ed interventi globali efficaci. Come parlare di migrazioni senza toccare l’economia? Come parlare di disagio sociale senza parlare di lavoro ed occupazione?
Domande quasi banali, per un cinema lucido e capace di graffiare.
Il programma completo della rassegna