Si è tenuta giovedì 25 maggio alle 20:30 di sera presso la sede di Filmstudio ’90 in via De Cristoforis la presentazione del libro: “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino, dalla strage di Capaci a via D’Amelio”. L’evento è stato organizzato dall’associazione Arci in collaborazione con l’Arcicalabri(a) Metromondo, la rivista Antimafia Duemila e l’associazione Libera. Alla serata erano presenti I due autori del libro, Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo. Inoltre, assieme agli autori, erano presenti l’eurodeputata Sonia Alfano, l’avvocato Tatiana Ruperto e Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, e nella veste di moderatrice Anna Petrozzi, caporedattrice di Antimafia Duemila.
La serata è stata aperta da Anna Petrozzi che dopo aver sostenuto quanto siano pericolose le mafie per le economie del nord e per la democrazia, spiega di come anche nelle regioni del nord, in primis la Lombardia, la mafia è ormai dominante.
In seguito la parola è passata a Tatiana Ruperto. L’avvocato ha analizzato la relazione semestrale della DIA 2010 spiegando come la mafia abbia colonizzato la Lombardia. Infatti riporta anche le affermazioni del professor Ciconte, uno dei massimi esperti in Italia di criminalità organizzata, che spiega di come la mafia sia presente sul territorio lombardo già da quarant’anni. La signora Ruperto riporta poi dei dati allarmanti ma sconosciuti ai più: Milano, Pavia, Varese, Busto Arsizio e Brescia sono città in cui la mafia prospera (Varese è la città in cui sono stati sequestrati più beni ai malavitosi). Parla poi della maxi operazione INFINITO, un’incrdibile operazione dove la procura di Milano ha collaborato con quella Calabrese portando in tribunale ben 170 persone; eppure, la regione Lombardia è assente al processo dato che non si è costituita parte civile in causa e questo perchè la regione preferisce chiudere gli occhi piuttosto che affrontare un problema così grave. Infatti, a riprova di ciò, racconta un piccolo siparietto all’italiana, dove Formigoni, presidente della regione Lombardia, afferma che la Lombardia non è assolutamente mafiosa mentre Vendola gli ricorda dell’operazione INFINITO, un’operazione di cui Formigoni dovrebbe essere a conoscenza; per tutta risposta Formigoni insulta il signor Vendola creando quei disgustosi siparietti a cui l’Italia è tristemente abituata, il tutto solo per evitare i problemi. Infine viene raccontata la lotta delle magistrature alla mafia, lotta che può avvenire solo grazie alle intercettazioni e ai “collaboratori di giustizia”. Proprio a riguardo delle intercettazioni l’avvocato spiega che il processo Buscetta del ’92 fu possibile solo grazie ad esse, e sempre grazie alle interecettazioni si potè capire davvero quel fenomeno chiamato Mafia; dunque è inspiegabile da parte dei politici la loro avversità alla magistratura che viene ostacolata sempre e comunque, grazie anche alla disinformazione.
L’avvocato Ruperto passa il testimone all’eurodeputato Sonia Alfano che ha raccontato innanzitutto che il 29-30 marzo c’è stata una riunione europea dei magistrati e che nessun mezzo d’informazione italiano ne ha parlato. Racconta di come opera la mafia parlando di un esempio emblematico, il ponte sullo stretto di Messina; infati nessun ingegnere degno di questo nome realizzerebbe mai un’opera tanto impossibile, un’opera che avrebbe l’unico scopo di unire Cosa Nostra all’Andrangheta. L’Alfano ha inoltre raccontato il suo operato alla commissione europea e di come abbia interrogato la commissione con due quesiti: 1- se la commisione europea sia la corrente di quanto le mafie incidino in Europa 2- se siano al corrente che la mafia sia presente in qualche stato europeo, e si in quale; la risposta terribile è stata che tutti e 27 I paesi dell’Unione Europea sono afflitti dalla mafia. Dopo quest’analisi, l’Unione Europea ha richiesto un rapporto sul problema e lei ha consegnato una relazione sul crimine organizzato mondiale. L’Italia, ha spiegato, è l’unico paese in Europa con delle norme anti-mafia all’avanguardia mentre negli altri paesi addirittura non esiste il reato di associazione a delinquere. Inoltre fra le magistrature dei diversi paesi non c’è collaborazione e questo altro non fa, che avvantaggiare la mafia. Olanda, Germania, Belgio, Svezia, Inghilterra e Francia sono I paesi europei che più soffrono della piaga malavitosa. L’eurodeputata ha poi spiegato come combattere la mafia, inserendo delle norme migliori sull’antiriciclaggio e combattendo con ogni mezzo la corruzione. Afferma anche che la lotta alla mafia non deve avere nessun colore politico e che quando si ha un successo, il merito non è dei politici ma delle forze dell’oridne e dei magistrati che combattono in prima linea; inoltre, mettere all’asta i beni sequestrati ai mafiosi è uno degli errori più gravi che lo Stato commette dato che poi la mafia se li ricompra. Il suo interevento si conclude infine rivolgendo un pensiero ai magistrati di Palermo che in questo momento si trovano sotto attacco perchè si stanno sacrificando per il popolo italiano.
A questo punto della serata tocca a Salvatore parlare, prima timidamente ma poi sempre più deciso con un intervento commovente quanto coinvolgente ed appassionato: «La morte di Borsellino è collegata alla trattativa che ci fu fra stato e mafia. Probabilmente mio fratello venne a conoscenza di questa trattativa e si oppose ad essa. In sua memoria ho fondato il movimento delle agende rosse che con la sua lotta ha sensibilizzato molti giovani. Sono stato in silenzio per dieci anni; andavo nelle scuole a parlare del sogno di Paolo pensavo che tutto stesse per cambiare e arrivai perfino a dire che mio fratello doveva morire per cambiare questo paese, che fosse giusto che morisse. Il sogno di Paolo era quello di eliminare il cancro della mafia e se lo stato avesse voluto, sarebbe stato possibile, se solo lo stato avesse voluto. Lo Stato poteva dare il colpo di grazia alla mafia, ma una sua parte deviata ha preferito scendere a patti. Questa disgraziata Repubblica è figlia di quelle stragi. Ho ricominciato a parlare per rabbia, perchè il sacrificio di Paolo è stao inutile. Ringrazio le persone di Antimafia Duemila che col loro lavoro mi hanno aiutato a cercare la verità; in particolare Lorenzo Baldo che trovò la foto di un uomo che si allontanava dalla scena del delitto con la borsa di Paolo in mano, borsa che conteneva la sua agenda rossa. Quest’uomo è stato assolto ed è stato perfino messo in dubbio l’esistenza dell’agenda anche quando la moglie e la figlia di Paolo lo videro scriverci sopra poco prima che venne ammazzato. Quell’uomo non avrà ucciso Paolo ma seguiva gli ordini di qualcuno; ci sarebbe dovuto essere un processo per scoprire chi gli ordinò di rubare la borsa ma venne messa una pietra tombale sulla verità e sulla giustizia. L’agenda rossa rappresenta la libertà e la giustizia negata. Per 19 anni abbiamo rifiutato I funerali di stato; perchè via D’Amelio che doveva essere sgombra era piena di macchine? Perchè non c’era il divieto di sosta? Ma Paolo sarebbe morto comunque. Il ministro Mancino disse che quella strada non era un obiettivo dei mafiosi ma quella era la strada in cui Paolo abbandonava ogni difesa psicologica e i mafiosi lo sapevano; avevano intercettato la centralina del palazzo di via D’Amelio e ascoltavano Paolo mentre parlava con nostra madre. Mancino e il questore di Palermo non vennero puniti per questa leggerezza, ma anzi, vennero premiati; Mancino venne messo alla presidenza del CSM dove potè ammazzare altri giudici. Al funerale di stato c’erano 5 bare bianche perchè non c’era più niente dei corpi di quei poveri ragazzi; I pezzi di carne cadevano per terra dai palazzi e un carabiniere li raccoglieva mettendoli dentro una scatola per le scarpe. Il sangue porta la rabbia e il popolo di Palermo insorse ai funerali scacciando i politici presenti a schiaffi e sputi allo stesso modo in cui bisognerebbe fare con certi politici di oggi che ci hanno tolto il diritto di voto; non esistono nè destra nè sinistra ma solo sporchi affaristi. Ogni 19 luglio andiamo ad impedire I funerali di stato per mio fratello; per l’anniversario di Falcone I politici parlano di giustizia riempiendosi la bocca di parole che nemmeno conoscono. Non permetto che questo accada il 19 luglio, nessun rappresentante delle istituzioni si deve presentare, e se dovessero venire, ho preparato un modellino della lapide di Vittorio Mangano, un pluriassassino osannato dallo stato come un eroe. Impedirò sempre che in via D’Amelio gli avvoltoi si presentino, perchè loro vogliono essere certi che Paolo sia morto, ma invece è vivo nei cuori dei ragazzi dell’agenda rossa. In questi giorni rivivo la sensazione di 19 anni, quando sapevamo che avrebbero ucciso mio fratello. Lo stato abbandonò quattro regioni alla mafia per avere in cambio un serbatoio di voti, così facendo la mafia ha colonizzato tutte le regioni arrivando persino alle istituzioni. Per Paolo furono giorni difficilissimi perchè si rese conto che lo stato per cui combatteva lo stava tradendo; il primo luglio ritengo che Mancino fermò le indagini di Paolo perchè stavano trattando con la mafia. Solo quando il figlio di un mafioso, Massimo Ciancimino, ha iniziato a parlare, solo ora tutti ricordano quei giorni. Queste sono le persone peggiori, perchè hanno taciuto? Immaginate, se dopo la morte di Paolo, si fosse parlato di un accordo fra stato e anti-stato, pensate a cosa sarebbe accaduto in quel momento, mentre oggi non ci si scandalizza nemmeno più. Paolo probabilmente si ribellò minacciando di dire la verità; e io dovrei permettere che i rappresentanti dello stato vengano a piangere in via D’Amelio? Mancino oggi dice di non aver mai parlato con Borsellino perchè nemmeno lo conosceva; Paolo però scrisse del suo incontro con lui nella sua agenda che aggiornava tutte le sere, la sua agenda grigia. Quell’appuntamento ci fu eccome e probabilmente Paolo reagì in tal maniera che si decise di ucciderlo e far sparire poi l’agenda che conteneva tutte le prove. Berlusconi disse che senza Dell’Utri Forza Italia non sarebbe mai nata, e Dell’Utri è stato condannato a sette anni di galera per mafia. Oggi I giudici vengono uccisi senza sangue, oggi siamo ancora nel ’92, c’è un sistema di potere che sta affondando nello stesso fango che ha creato, il paese scivola verso un baratro e in questi periodi di crisi, ci sono sempre delle stragi in Italia. Oggi come non mai si attaccano i magistrati ma noi non dobbiamo permettere che vengano uccisi. Meglio morire liberi che vivere da schiavi, come stiamo facendo».
Andrea Catalano