Anche quest’anno, il dodicesimo dalla nascita del Black & Blue Festival, il blues approda a Varese e scuote la città con le note roche e calde della musica afroamericana. Ieri sera ai giardini Estensi, nonostante le minacciose intemperie di metà concerto, si è tenuto coraggiosamente il sesto appuntamento del festival varesino, che ha ospitato Paolo Bonfanti e Veronica & The Red Wine Serenaders, due tra i nomi più importanti del panorama musicale blues italiano, dando così inizio alle tre serate che rappresentano il vero clou della rassegna musicale.
Le attese non sono state tradite. Il concerto si è aperto con la chitarra di Paolo Bonfanti, bluesman genovese di fama internazionale che vanta una ricca ed articolata carriera, e che con la sua quarta apparizione sul palco di Varese rappresenta ormai un abituè dell’evento che è solito ormai scaldare il luglio della Città Giardino. Front man dal 1985 al 1990 dei Big Fat Mama, Bonfanti è stato poi fondatore del gruppo Downtown, ha suonato tra gli altri con Fabio Treves e Beppe Gambetta, ma anche con Jono Manson e Roy Rogers ed è attualmente membro della band Slow Feet. La sua musica ha accompagnato il pubblico in un incalzante percorso nelle più variegate sfumature di un blues made in Italy, che non manca però di portare in sé l’eredità nostalgica delle sonorità e delle storie del blues americano e di fonderla con elementi folk, rock e di musica d’autore. Ha così spaziato da pezzi del suo ultimo disco Takin’ a break, a ballate con accenti più classici che volutamente vogliono rievocare l’ineguagliabile stile di Bob Dylan, fino al curioso blues in dialetto genovese di O gh’ è ‘n piaxèi, concludendo infine con un tributo inaspettato al grande Jimi Hendrix.
Più ironiche e aggressive sono invece le peripezie musicali di Veronica & The Red Wine Serenaders, letteralmente “I menestrelli del vino rosso”, il cui nome già rivela l’atmosfera scanzonata e giocosa sotto cui si cela l’impressionante abilità tecnica dei quattro componenti del gruppo. La band vede suoi protagonisti Veronica Sbergia, cantante che nel corso della sua carriera ha spaziato dal folk, al soul-funky, dall’ R&B al blues rurale, Max De Bernardi, chitarrista blues d’eccezione, Mauro Ferrarese, vero e proprio musicista “on the road” nel più autentico stile New Orleans, e Alessandra Ceccala, voce e contrabbassista d’eccellenza. Anche ieri sera le doti musicali e la simpatia del quartetto non hanno deluso il pubblico, che ha avuto l’occasione di accostarsi ad un progetto musicale sicuramente unico, che vanta il duplice intento di mantenere viva la tradizione del blues rispettandone il linguaggio, l’intenzione e soprattutto lo spirito originari, adattando però nel contempo questa tradizione, che risale in particolare ai mitici anni ’20 del blues, alle esigenze, ai temi, e in generale al contesto attuale. Come dichiara il titolo dell’ultimo album di Veronica Sbergia e Max De Bernardi, si tratta di Old Stories for modern times, storie che rammentano le vicende dei primi anni del Novecento americano, la vita complicata nelle piantagioni del sud, il proibizionismo così come la Grande crisi del ’29, ma che sanno anche parlare dei nostri giorni e lo fanno divertendo e rispolverando con chitarre, contrabbasso e ukulele la musica popolarrurale country blues degli anni ’20 e ’30. Insomma, uno dei modi migliori per avvicinarsi ad una tradizione musicale intramontabile che non smette di appassionare.
In chiusura Bonfanti e i Red Wine Serenaders hanno suonato insieme, offrendo al pubblico un ultimo rocambolesco assaggio musicale che si è concluso in un festoso inno al dio Bacco, quasi a ricordare ma nello stesso tempo ad esorcizzare la drammaticità dell’essenza del blues, così come ha trovato espressione nelle parole di Walter Mosley: “Il blues è la musica del diavolo e noi i suoi figli”.
Monica Cristini, Luca Scarafile