Cominciamo a pubblicare i primi contributi pervenuti in redazione. Questo di Silvia Mangano è per ora il più dettagliato e si concentra su un luogo particolarmente suggestivo e di grande valore culturale, religioso ed artistico per la città di Varese: il Sacro Monte. Documenteremo in seguito, con un reportage video-fotografico, le segnalazioni contenute nel suo testo.
Assegno la panchina nera ai dissuasori mobili del Sacro Monte. Installati durante un delirante tentativo di mettere il borgo sotto una campana di vetro, sono costati 70.000 euro l’uno. Mai messi in funzione, a seguito delle proteste di alcuni esercenti, giacciono abbandonati uno in via delle Rimembranze, dopo l’accesso al cimitero e assurdamente prima dell’accesso all’ascensore, l’altro in via Bianchi sotto le mura del monastero e prima dell’albergo ristorante Sacro Monte. I dissuasori mobili sono un esempio evidente di come sia possibile gettare in pattumiera i soldi pubblici. Assolutamente inutili nella progettazione (l’assenza di strade carrabili e la difficoltà di manovra nel borgo funzionano già da dissuasori naturali), ora costituiscono un ostacolo architettonico da rimuovere.
Assegno la panchina bianca all’ascensore che porta al Santuario del Sacro Monte: ottimo risultato rispetto alla spesa; assolve egregiamente il compito di evitare le scalinate e consentire l’accesso in chiesa a disabili e persone con difficoltà a camminare. La struttura della montagna ha reso necessario frazionare il tragitto, regalando una piacevole sosta sulla terrazza panoramica del Mosè.
Tutto ciò nonostante un assessore, durante il medesimo tentativo di mettere il borgo sotto una campana di vetro, abbia messo in divieto la strada di accesso all’ascensore (l’ultimo tratto di via del Ceppo e vicolo delle Rimembranze) impedendone di fatto l’utilizzo. Dopo numerosi tira e molla il divieto è stato rimosso, ma non il cartello. Panchina nera.
Altra panchina nera al Sacro Monte meritano i parcheggi per residenti (strisce gialle) capienti per decine di famiglie e automobili fantasma, in quanto semplicemente non ci sono così tanti residenti e i residenti effettivi di solito usano altri parcheggi. Ciò in contrasto con la penuria di parcheggi per i visitatori (strisce bianche e azzurre), il cui ampliamento è stato ripetutamente e invano sollecitato da Parrocchia e ristoratori.
Panchina nera anche al parcheggio carico e scarico in via Sommaruga assurdamente ai piedi di un’erta strada e lontano da abitazioni ed esercizi commerciali e dove mai nessuno vide parcheggiato un mezzo adibito al trasporto merci e.. altra panchina nera al parcheggio per disabili presso il piazzale Pogliaghi decisamente distante dal borgo, dal Santuario e dall’ascensore.
Ma la panchina nera per eccellenza spetta alla funicolare che – con un costo di mantenimento di circa 400.000 euro/annui – viaggia quando viaggia e nessuno sa se viaggia e quando viaggia quasi del tutto vuota.
In effetti, dopo anni di tentati rilanci i cittadini e pellegrini hanno ampiamente dimostrato di non gradire questo mezzo. La funicolare è costosa (una famiglia dovrebbe spendere circa 5 euro per un tragitto che si percorre in due minuti di auto) e scomoda servono diversi trasbordi tra un mezzo e l’altro e si ferma ai piedi del borgo con davanti una difficile salita verso il Santuario, improponibile ai suoi frequentatori abituali che sono persone un po’ in età.
Insomma un po’ tutta panchina nera al sistema mobilità del borgo con l’eccezione dell’efficiente ascensore.
Silvia Mangano
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