Ecco la continuazione della video-intervista ad Andrea Candela, docente di Comunicazione scientifica presso l’università dell’Insubria. In questa seconda parte, dopo aver affrontato il caso del disastro nucleare di Fukushima, cerchiamo di chiarire i pro e i contro dell’energia elettronucleare, approfondendo anche il tema delle energie rinnovabili.
Anche in Italia, subito dopo il caso di Fukushima, si è scatenato il terrore nei confronti del nucleare. Ma ci sono rischi concreti per il nostro Paese? Quanto sono diversi i rischi rispetto a quanto è accaduto nel caso di Chernobyl?
Questo rischio per ora non si è verificato, almeno stando alle fonti istituzionali come l’agenzia per la sicurezza nucleare francese, il ministero della Salute italiano e l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Quindi l’Italia e nello specifico l’Europa non sarebbe stata raggiunta da un’eventuale nube tossica al contrario di quello che accade nel 1986 con Cernobyl; addirittura nel 1986 si registrarono dei picchi di radioattività superiori ai picchi registrati nella centrale o in Ucraina. Nella penisola scandinava si registrarono ad esempio dei picchi elevati e la contaminazione del suolo, della vegetazione e degli allevamenti. Per quanto riguarda la situazione attuale è appurato che l’Italia e l’Europa sia stata raggiunta da masse d’aria debolmente radioattiva e quindi non pericolosa per la salute della popolazione.
In Italia i pareri sul nucleare sono discordanti soprattutto dopo quello che è accaduto a Fukushima. Il professor Umberto Veronesi ha dichiarato che il nucleare sarà l’unica fonte energetica che potrà garantire all’Italia l’autosufficienza energetica. Ma l’Italia è veramente pronta ad affrontare il nucleare ad esempio nella scelta dei siti adatti alla costruzione delle centrali? Quali sono i pro e i contro di questa forma di energia?
Io ritengo che il professor Veronesi sia stato volutamente provocatorio con questa sua dichiarazione e se da una parte bisogna evitare l’emotività nel rinnegare l’energia nucleare bisogna anche evitare l’ emotività dalla parte opposta ossia nell’assurgere ad un ruolo di paladino dell’energia nucleare; io ritengo invece che sia necessario riflettere attentamente prima di lanciare un progetto elettronucleare, considerando anche le criticità dell’energia nucleare . Queste criticità sono ben note e son già state segnalate da uno studio del MIT di Boston “ The future of Nuclear Power”, il cui aggiornamento risale al 2003 e dal 2003 ad oggi la situazione non è cambiata in meglio. La prima criticità è legata alla sicurezza delle centrali nucleari, considerando che i reattori ad oggi in funzione sono stati realizzati negli anni cinquanta e sono in funzione 442 reattori nel mondo. Aumentando la loro età ed essendo prossimi alla fine del loro ciclo vitale, si possono manifestare anche dei malfunzionamenti che compromettono il buon funzionamento dei reattori quindi bisognerebbe sottoporre i reattori a degli adeguati streessed tests. In secondo luogo è ancora ben presente il problema relativo alla gestione dei rifiuti, soprattutto di terza categoria e del combustibile esausto, ossia i rifiuti a maggior tossicità. Sarebbe necessario allestire un deposito geologico per stoccare questi rifiuti in via definitiva. Il deposito geologico è, infatti, un deposito sotterraneo e deve possedere specifiche qualità: non deve essere soggetto a fenomeni tettonici e deve essere secco, ossia al suo interno non si devono verificare infiltrazioni di acqua. Perciò è necessario identificare quelli che sono i siti più appropriati per l’allestimento di un deposito. I rifiuti di prima e seconda categoria invece dovrebbero essere stoccati in depositi ingegneristici di superficie. Allo stato attuale in tutto il mondo non c’è un solo deposito geologico di superficie funzionante. Si sta realizzando un deposito geologico in Finlandia ed è in fase di studio la realizzazione di un deposito geologico in Francia così come è in fase di progettazione un deposito negli Stati Uniti in Nevada. Per quanto riguarda i deposti ingegneristici, in relazione al contesto italiano, l’Italia non possiede ancora dei depositi di superficie dove stoccare i rifiuti radioattivi non solo provenienti dalle quattro centrali che erano in funzione prima del referendum del 1987 ma anche quei rifiuti radioattivi che provengono da alcune produzioni industriali e dagli ospedali. Prima sarebbe necessario risolvere queste criticità e poi pensare a rilanciare un piano per lo sviluppo nucleare. Altri problemi sono relativi al costo di realizzazione delle centrali che sono pari a due o tre miliardi di euro per la realizzazione di una centrale nucleare da 1,2 e 1,6 giga watt. I tempi di costruzione sono lunghi, intorno ai sei sette o undici anni per la messa in funzione della centrale. Ci sono problematiche relative alla disponibilità dell’uranio usato negli attuali reattori. E’ una fonte esauribile come il petrolio e il carbone. Secondo le stime della IEA(International Energy agency), le risorse disponibili di uranio potrebbero bastare ancora per ottant’anni qualora la richiesta dell’uranio dovesse mantenersi stabile. Se il numero di reattori dovesse crescere, aumenterà anche la domanda di uranio. Possono esserci altri problemi relativi allo smantellamento delle centrali e alla bonifica del sito. Da ultimo ci sono criticità legate alle possibili resistenze della popolazione perché il nucleare è una forma di energia che provoca delle paure nella popolazione e che può generare uno stato d’animo di contrarietà nei confronti dell’atomo. Inoltre manca una vera legislazione in questo campo che normi la burocrazia necessaria alla realizzazione di una centrale.
Il 2012 sarà l’anno delle energie rinnovabili. Per il nostro Paese possono essere una forma di energia vantaggiosa? Come si possono affrontare i tagli previsti dal ministro Romani sulle energie rinnovabili?
Le energie rinnovabili a parer mio costituiscono il futuro energetico dell’umanità. E’ necessario rivedere anche il modello di approvvigionamento e distribuzione dell’energia elettrica. In un modello centralizzato come quello italiano, le energie rinnovabili non possono svolgere un ruolo importante ma devono essere coadiuvate da altre forme di energia. In un modello decentralizzato, il ruolo delle rinnovabili potrebbe essere preponderante. Questo settore dal 2007 al 2008 a oggi è un settore in forte crescita: nonostante la crisi economica è cresciuto del 115 % anche se il taglio agli incentivi rallenta lo sviluppo di cui finora ha goduto questo settore. Io ritengo necessario evitare quanto accaduto in Spagna nel 2008: nella penisola iberica è stato introdotto un taglio significativo alle energie rinnovabili che hanno subito una fase di arresto. Lo stesso potrebbe accadere in Italia: all’inizio il decreto Romani prevedeva un taglio del 33%, un taglio che avrebbe significato una seria compromissione del settore del fotovoltaico e delle energie rinnovabili e il conto energia, una pratica per la quale il singolo cittadino installa un impianto fotovoltaico e vende l’energia in eccedenza al gestore nazionale che l’acquista a prezzi incentivati. Non bisogna nascondere come le tariffe incentivanti in Italia siano al di sopra della media europea. In Italia al momento è previsto un massimale di 40 centesimi di euro per il kilowattora mentre in Germania è intorno ai 28 centesimi di euro al kilowattora. E’ indubbia la necessità di tagli che però devono essere graduali e attenti per non generare una crisi nel settore delle energie rinnovabili. In questo periodo in Parlamento è in discussione il quarto conto energia che definirà in modo chiaro il taglio degli incentivi.
Il governo italiano vorrebbe bloccare il referendum del 12 e del 13 giugno che comprende un quesito sul nucleare. Come pensa che evolverà la situazione?
Io mi auguro che il referendum si faccia. Anche perché è abbastanza chiara la strategia del governo. La volontà di boicottare il referendum è legata alla volontà di boicottare la volontà degli italiani a proposito del nucleare ma anche sul legittimo impedimento e l’acqua pubblica. Sull’onda emotiva di quanto accaduto a Fukushima, gli italiani si potrebbero esprimere in modo contrario anche sul legittimo impedimento e l’acqua pubblica. C’è una chiara strategia politica di glissare su un problema aperto come il nucleare.
Erica Besoli