Mangialibri, il sito sui libri più seguito in Italia, ha pubblicato la recensione del libro “È molto semplice” di Massimiliano Allegri, attribuendogli una valutazione finale tutt’altro che positiva. Il tecnico calcistico livornese ex Juventus vanta un palmarès importante, ottenuto anche grazie alla sua particolare indole tattica e teorica. Ecco allora spiegata la sua “filosofia” di gioco in questo libro, uscito nel mese di aprile 2019. Ma Allegri non considera solamente la sua esperienza da allenatore, ma anche quella maturata da giocatore, all’interno del rettangolo di gioco. Un viaggio lungo, che lo ha portato a diventare un vincente. 32 “regole” per capire il calcio, non solo come sport ma come stile di vita. Sono proprio quelle che Massimiliano Allegri si è costruito in 40 anni di sport agonistico, prima appunto da giocatore e poi da allenatore. Giovani, talento, abnegazione, disciplina, genio e sregolatezza: esistono le tattiche, ma esistono anche le persone ed un buon allenatore deve saper leggere le persone, prima delle partite. Questa è la base della filosofia di Allegri, che non tiene conto degli schemi e dei numeri, ma dei giocatori, quella che fa del calcio non una scienza esatta bensì una scienza umana.
Mangialibri scrive (la recensione integrale è consultabile a questo indirizzo):
Più che un saggio sulle tattiche e sul calcio, è una chiacchierata al bar fra Allegri ed un interlocutore immaginario. Questo libro, come si legge nella premessa, non ha nulla del saggio, se non l’impostazione didascalica. Il libro è scritto in modo molto diretto e scarno, nello stile dell’allenatore, senza fronzoli, anche se con molte pretese di completezza. Molto fuori da schemi, anche se spesso si sconfina su questioni stradette. Anche perché molti di quei pensieri li abbiamo già sentiti quando sono andati in onda nelle brevi e lunghe interviste televisive e negli articoli dei giornali. È un libro che possono leggere tutti, ma che non aggiunge nulla alla conoscenza del calcio: anche non leggendolo si può continuare a guardare una partita con la stessa ignoranza di prima. Diciamo che non ne avevamo bisogno, visto che anche il personaggio Massimiliano Allegri è ben delineato nel panorama calcistico. Non resta che catalogarlo come un’operazione pubblicitaria di marketing.