Il Coordinamento Migrante della provincia di Varese, di fronte alle lotte ed ai conseguenti cambiamenti che si stanno determinando nei Paesi del Nord-Africa, in particolare Tunisia, Egitto, Libia e Algeria, condanna con forza la brutale repressione delle legittime e condivisibili proteste popolari e invita tutti a pertecipare al presidio, il primo marzo alle 18.00, in piazza XX settembre a Varese con queste parole:
Le aspirazioni di democrazia e benessere di questi popoli e dei molti giovani che hanno guidato le manifestazioni di protesta, devono essere sostenute da una ritrovata unità e volontà di tutta l’Unione Europea, dentro la quale l’Italia deve abbandonare il ruolo attendista e reticente che l’ha caratterizzata per troppi giorni e giocare invece un ruolo propulsivo di primo piano. Occorre un tempestivo rilancio di un comune piano euro-mediterraneo, sinora tanto sbandierato, quanto disatteso, abbandonando la sola politica degli accordi bilaterali, spesso basati su una ristretta e miope politica di convenienza a breve termine.
In questo quadro può essere affrontata anche la pressione migratoria, che è già ripresa e che è destinata a salire, mentre è sotto gli occhi di tutti la fragilità della politica dei respingimenti in mare, con la collaborazione del dittatore di turno, seguita fino ad oggi dal governo italiano.
In particolare, le preoccupazioni sull’attuale rischio di arrivi in massa di immigrati provenienti dall’area mediterranea in crisi non devono mettere in atto atteggiamenti e comportamenti di chiusura nei confronti di migliaia di persone, che possono riversarsi sulle nostre coste, persone che sono a tutti gli effetti veri e propri rifugiati. Ciò vale, in particolare, per donne e bambini in fuga da situazioni di violenza e repressione, che devono essere accolti nel pieno rispetto dei Trattati internazionali sui diritti umani.
Considerata la gravità della situazione non è comunque pensabile che l’Italia non sia aiutata nel contesto dell’Unione Europea e sia lasciata sola nella gestione di un fenomeno cosi’ complesso e sempre più in crescita.
Consapevoli, infine, di trovarci di fronte ad un cambiamento epocale verso un nuovo ordine già avviato, chiediamo al nostro paese e all’Europa di compiere tutti i passi possibili per favorire un approdo democratico delle rivoluzioni popolari in atto e soprattutto per evitare il rischio che le giuste rivendicazioni non trovino uno sbocco positivo, aprendo la strada a nuovi regimi oppressivi.