Le panchine del parco di Via Vannucci a Varese
Il mattino recandomi a prendere l’autobus per andare al lavoro trovavo libri di vario genere e stile disseminati sulle panchine. A fine giornata ne trovavo alcuni ancora lì, altri non c’erano più. E così via di giorno in giorno alcuni libri sparivano, alcuni tornavano e altri nuovi, invece, comparivano.
Questo fantastico fenomeno di “bookcrossing”, per dirla all’inglese, è stato notato ed apprezzato da molti, tant’è che mi arrivò per telefono una segnalazione: mi chiesero di fotografare i libri abbandonati sulle panchine e di scoprire chi fosse l’autore di questo fenomeno di condivisione. E così ricollegai subito questo evento a quel signore molto cortese e discreto che, uscendo di casa col suo vivacissimo cagnolino il mattino presto e nella pausa pranzo, si dirigeva al giardinetto con dei libri, a volte anche dei grossi vocabolari. Ma cosa c’è dietro un gesto così straordinario e così grande solidarietà? Lo incontrai ben due settimane dopo la segnalazione telefonica: ormai ero senza speranze! Chiesi conferma e… sì, era lui! Gli domandai se mi avesse concesso un’intervista. Accettò: appuntamento il giorno successivo a una panchina del giardinetto.
Innanzitutto grazie per aver accettato la nostra intervista. La prima domanda che la redazione del Notiziario delle Associazioni vorrebbe rivolgerle è: perché ha deciso di mettere a disposizione alcuni suoi libri?
Perché ne ho comprati e ne compro tanti fra libri e riviste, ormai ne avevo più di 3000! Quindi in casa non ci si stavano più: o loro o me! In verità io sono più un amante della storia che della letteratura e chi mi ha insegnato l’amore per lo studio mi ha anche insegnato a rispettare i libri, a condividerli. I libri non si buttano: o si prestano o si donano. Prima studiando e lavorando li consultavo spesso, ora non lavorando più ho deciso di metterli a disposizione. Ho iniziato dai meno belli per arrivare ai più belli.
E perché proprio qui ?
Ma, la verità è che ne lascio qualcuno qui, qualcuno nel parchetto al bivio di Sant’Ambrogio e altri alle panchine nella piazza principale di Sant’Ambrogio. Comunque ho scelto dei parchi con delle panchine dove le persone possono rilassarsi e quindi leggere.
Perché non in una biblioteca, per esempio?
Alcuni testi infatti li ho donati alle scuole, altri alla biblioteca, … dipende dal tipo di testo. Io nella vita ho due passioni: la lettura e la montagna. Amo la montagna e questo mi ha portato a conoscere la realtà della Svizzera. Parlando di panchine, se mi permette una riflessione, ho notato come in Svizzera ci sia un’attenzione particolare a mettere a disposizione panchine dove meno ce lo si aspetti. In corrispondenza dei punti che poi si scoprono panoramici, per esempio!
Secondo lei sono anche un mezzo per socializzare?
Sì, sicuramente, soprattutto per mantenere viva la comunità.
Il giorno successivo mi soffermai nel parchetto a fotografare le panchine e scoprii che il fenomeno era stato notato da altre persone, in particolare da molte donne. Una signora mi ha confidato che dopo aver letto i libri, li portava in Piazza XX Settembre: “[…] dove ci sono sempre quelle signore dell’est. Sono libri buoni e belli, tenuti bene! Anche se penso ci siano dietro due persone, perché sono libri troppo diversi fra loro… “. Chi, invece, credeva fossero libri dimenticati e quindi li lasciava lì perché il proprietario sarebbe tornato a riprenderseli: “[…] vede, a saperle prima le cose!”, mi ha detto…
Alessandra Soriano
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