ComboniFem è la rivista diretta delle associazioni Combiniane che ogni giorno lottano per i diritti delle donne e delle persona svantaggiate.Secondo questi il rapporto direttamente proporzionale tra incremento delle spese militari e impoverimento della scuola e dell’istruzione è evidente e netto. Sarebbe davvero necessario convertire le caserme in luoghi di cultura, in ambiti di dialogo interculturale e di educazione alla pace e alla gestione dei conflitti. I processi di Pace iniziano dalla valorizzazione di genere, dalla considerazione della donna e del femminile, nel dialogo tra generi e generazioni, come punto di riferimento per la trasmissione della memoria storica e dei valori della Pace, a partire dall’istituzione scolastica. La scuola deve promuovere l’altro come punto di incontro tra le diversità, quale principio attivo di scambio vicendevole e di integrazione solidale, dove l’alterità venga accettata e accolta in quanto ricchezza e risorsa per conoscere il mondo circostante e se stessi. L’istituzione scolastica è chiamata a promuovere e trasmettere i valori della Pace, al fine di pensare, concepire e progettare una società senza guerre, dove si mobilitino meccanismi positivi di cultura della nonviolenza in un ambiente ecosostenibile, in cui le risorse delle ricchezze naturali siano spartite equamente tra i ceti e i gruppi sociali, nella civiltà delle relazioni tra popoli, genti e minoranze, per un’utopia attuale e realizzabile concretamente nel qui ed ora, nell’attualità del presente. Un futuro senza conflitti è generato dalla condivisione della coesistenza tra culture aperte nel tessuto sociale e collettivo, che deve promuovere e progettare un processo civile orientato alla pace e al dialogo tra culture e religioni, dove l’altro divenga meta di condivisione, scambio e confronto pacifico, evitando ogni affronto sprezzante e violento. L’altro è un microcosmo di conoscenza in un pluriverso di differenze che permettono di avvicinarsi all’attualizzazione concreta del concetto di pace tra popoli, a partire da ogni singolo individuo, chiamato ad entrare in relazione con il diverso da sé, al fine di porre in comunicazione molteplici entità ed identità che racchiudono ciascuna un microcosmo di idee, valori, sentimenti, pensieri, progetti da spartire collettivamente nella quotidianità, all’interno degli ambiti comunicativi e sociali, dove poter imparare a convivere e ad accogliere i caratteri identitari e impliciti nel soggetto che aiuta o chiede aiuto, che soccorre chi soffre o è soccorso.Il dialogo è una risorsa pedagogica che consente di mettere in discussione i propri assunti, le certezze e i presupposti nel confronto con gli altri, come atteggiamento tramite cui la pluralità delle esperienze può agire come arricchimento reciproco e non come volontà di sopraffazione e prevaricazione, promuovendo invece comportamenti equilibrati tra il prestare la giusta attenzione nei riguardi dell’alterità e il riconoscimento delle differenze.
Attualmente è necessario aprire l’Italia, l’Europa, il mondo all’accoglienza dello straniero, non solo per integrarlo, ma soprattutto per riconoscerne e accettarne il valore, nella critica al dogmatismo totalitario, nel rispetto delle diversità, nella valorizzazione della specificità, della minoranza, della singolarità, con l’opposizione al razzismo, al nazionalismo, alla xenofobia, alla guerra.
Tutte queste motivazioni rientrano nei compiti della scuola e si possono realizzare e attualizzare tramite un lavoro costante di intermediazione, di conoscenza e rispetto dei diritti civili, inserendo gli elementi innovativi derivanti da altre correnti culturali, in una sorta di equilibrata interazione dinamica.
La scuola può insegnare il percorso di un’interazione che consideri l’apporto delle culture, cercando di leggerle in una sintesi globale, in modo che l’espansione di sè non sia basata sull’annientamento dell’altro, riconoscendo invece la pluralità dei contesti culturali, favorendo la costruzione di identità flessibili, individuando valori condivisi nell’appartenenza culturale, senza escluderne l’universalità. La scuola è responsabile, in quanto istituzione preposta all’educazione, di attivare iniziative per estirpare i pregiudizi sugli altri e le paure del diverso, facendo in modo di evitare che le incomprensioni si radicalizzino nel razzismo, nell’omofobia, nella xenofobia e nel conflitto armato.
La scuola deve promuovere la pedagogia dell’incontro, dell’accoglienza reciproca, del dialogo costruttivo, per evitare il conflitto a livello individuale e collettivo, per incentivare una predisposizione alla pace in un mondo che si concepisca privo di guerre e di scontri armati.
Le idee di ComboniFem sui problemi sociali.
Posted in: Amministrazioni Civiche, Associazioni, Cultura, Ultime news
– 27 giugno 2013