Forse avete già sentito parlare dell’algoritmo di Facebook. Per quanto mi riguarda, l’immagine che mi ero fatta di questo misterioso meccanismo era quella di un giudice ingiusto e difficile da convincere nell’aumentare la diffusione dei nostri posti, contro il quale non avevo armi pari o possibilità di controbattere. Tutto ciò fino a quando giovedì 13 novembre ho avuto la possibilità di partecipare al workshop gratuito “Conoscere l’algoritmo di facebook per migliorare la visibilità dei nostri articoli”. L’incontro, proposto all’interno di Glocal, il festival di giornalismo digitale, si è tenuto nella sala Bazzaro del palazzo UBI, a cura di Andrea Boscaro. Boscaro è formatore nel campo dell’editoria digitale, dell’ebusiness e dei social media.
Esordisce all’incontro facendo notare ai partecipanti l’importanza che uno strumento come Facebook può assumere oggi, con 26 milioni di iscritti solo in Italia e un bacino di utenza costantemente in crescita. Tramite questo social, come ci ricorda il relatore, possiamo «valorizzare quello che scopriamo e quello che abbiamo da raccontare», tenendo presente, però, l’economia dell’attenzione, che è sempre più scarsa. In ambito giornalistico-editoriale bisogna ricordare invece che la notizia non è più solo nel giornale, ma si è spostata in un ambiente rumoroso e frammentario: la rete. Anche per questi motivi, bisogna forse «diventare un po’ matematici o analisti di dati, come già è avvenuto in molte redazioni».
Alcune fonti di informazioni da non tralasciare, per verificare l’andamento del sito, sono ad esempio Google Analytics, Facebook Insights, il raggiungimento (reach) e interazione (engagement) del singolo post. Tramite Google Analytics comprendiamo il comportamento dell’utente sul sito: da quale fonte è arrivato al nostro sito, per quanto tempo è rimasto, come ha interagito. Facebook Insights riguarda più da vicino la pagina Facebook, mostrando gli andamenti delle interazioni possibili: like, commenti e condivisioni. Il primo dato degno di nota sono i Like alla pagina: è importante avere tanti like per avere molti potenziali utenti. Si ricorda la dannosità della tecnica di comprare like: i liker comprati non interagiscono, di conseguenza l’algoritmo di Facebook si abbassa. Il raggiungimento del post (Reach) è visibile invece sul post stesso e ci informa su quante persone hanno visualizzato, anche senza interagire, il nostro contenuto.
Boscaro ricorda una regola fondamentale di Facebook: «si scrive sempre con l’intento di generare un’interazione con l’utente, non si scrive mai per se stessi».
Veniamo ora al famigerato algoritmo, comunemente conosciuto come Edge Rank. Tradizionalmente è composto da tre fattori:
- time dacay (decadimento temporale)
- affinity (affinità)
- edge weight (il peso del post)
Il decadimento temporale tende a nascondere i post vecchi e a valorizzare invece le novità. Una buona regola consiste quindi nel postare quando il maggior numero di likers è online, ed è questo un dato ricavabile da Facebook Insights. Questa tendenza è stata leggermente modificata da un nuovo elemento introdotto recentemente da Facebook, come alcuni di voi avranno forse notato: lo Story bumping, per cui un’interazione con un post anche vecchio lo rende ancora visibile in bacheca. Capiamo quindi come le interazioni di ogni tipo giochino un ruolo davvero fondamentale nell’aumentare la visibilità della nostra pagina. A tal proposito è necessario anche tenere d’occhio i commenti negativi (come un unlike, nascondi o una segnalazione) e la velocità di risposta da parte dell’amministratore. Boscaro insiste più volte sul concetto che «Facebook non è un giornale, ma è un bar», per questo l’interazione deve essere costante e rapida. La scelta migliore per la gestione della pagina Facebook è la creazione di un piano editoriale: va bene programmare i post, ma poi questi devono essere seguiti. Ultimamente la politica di questo social sta anche penalizzando il cosiddetto Click bating (il famoso: clicca qui per scoprire..) anche perché Facebook rimane sempre e comunque uno strumento personale e quindi ogni tipo di contenuto pubblicato deve inserirsi in questo contesto. Alcuni strumenti consigliati dal relatore per la gestione della pagina sono LikeAlyzer, per analizzare i like, Fan page karma, che ci dice quale tipologia di contenuto ha ottenuto più riscontri tra i likers e Edge rank checker, tutti tools gratuiti.
Il concetto di affinità vale anche per le pagine: maggiore sarà l’interazione dei lettori con la nostra pagina, tanto più compariremo in alto nella bacheca.
Un altro fattore è invece edge weight: i post di successo sono i più visti, anche se non vi è stata una grande interazione con l’utente in precedenza. Questo perche Facebook cerca di evitare le bolle informative.
Infine, un altro fattore di recente creazione è il Last actor, con il quale si premiano le nuove amicizie o le nuove pagine, facendole comparire in alto nella bacheca.
Boscaro ci presenta infine il quadrato semiotico dell’editoria online, proposto per la prima volta da Wired e rielaborato per l’occasione dal relatore. Un utile strumento per ampliare la tipologia di contenuti proposti ai lettori, a seconda del prodotto che vogliamo offrire.
In conclusione, vorrei condividere anche con voi un commovente video, introdotto dal relatore come «il contenuto più bello che abbia mai visto su Facebook»: un video in cui si spiega il progetto portato avanti tramite Facebook da un museo francese sulla grande guerra, per aumentare la consapevolezza nei giovani d’oggi di un evento di tale portata. Il risultato è eccezionale: non solo un aumento incredibile di likers e interazioni, ma soprattutto il 45% di visitatori in più al museo. Buona visione. Facebook 1914.