Un recinto di filo spinato, un vecchio camino di mattoni, mucchi di vecchi abiti e cenere, il binario morto di un treno e la scritta «Arbeit macht frei»: è una scenografia semplice e simbolica quella che la regista Delia Cajelli, direttore artistico del teatro Sociale di Busto Arsizio, ha scelto per lo spettacolo «La notte», in scena giovedì 27 gennaio, alle ore 21.00, nell’ambito della stagione cittadina «BA Teatro».
La rappresentazione, a ingresso libero e gratuito, è promossa in occasione della Giornata della memoria 2011 e si inserisce nel solco di una lunga tradizione, iniziata nel 1995, che ha portato la sala di piazza Plebiscito a indagare oltre a storie locali incentrate sul tema delle persecuzioni nazi-fasciste (quali quelle di Angioletto Castiglioni e del dottor Aladár Hábermann), anche grandi classici della letteratura concentrazionaria (come il «Diario di Anna Frank» e «Se questo è un uomo» di Primo Levi).
Quest’anno l’attenzione è stata focalizzata sul romanzo breve «La notte», scritto dal giornalista e novellista Elie Wiesel, premio Nobel per la pace nel 1986. A portare sul palco del teatro Sociale di Busto Arsizio questo toccante testo, una delle testimonianze più alte e commoventi del dramma della Shoah, saranno quattro attori della compagnia stabile della sala di piazza Plebiscito (Gerry Franceschini, Mario Piciollo, Anita Romano e Claudio Tettamanti) e gli allievi dei due laboratori teatrali «Officina della creatività», i piccoli del corso «Attori in erba» e gli adolescenti del progetto «Cantiere per la formazione e per lo sviluppo della creatività artistica della persona». Nel ruolo di Elie Wiesel giovane si cimenterà Davide Zanzottera.
«La notte», testo pubblicato a Parigi nel 1958 ed edito in Italia solo nel 1980 da Giuntina editore, si configura come un diario, cupo e disperato, degli eventi occorsi agli ebrei di Sighet, piccolo centro della Transilvania, negli anni dal 1941 al 1945, cioè dalle prime avvisaglie di antisemitismo alla prigionia nei campi di concentramento, fino all’orrore della «marcia della morte».
L’obbligo di indossare la stella gialla, gli editti di divieto a entrare nei caffè e nei ristoranti, la reclusione nei ghetti sono solo alcuni degli episodi narrati dall’autore, romeno di nascita e statunitense d’adozione, prima di descrivere la propria esperienza di prigioniero nei luoghi infernali di Birkenau, di Auschwitz e di Buckenwald, lager dove vide morire i genitori e la sorella più piccola.
Elie Wiesel, allora appena quindicenne, sperimentò fame, sete, percosse, lavoro massacrante e sadiche torture. In campo di concentramento, assistette alla morte di donne, uomini e bambini. Vide padri e figli arrivare ad essere estranei, addirittura nemici, per una crosta di pane. Capì che la sola parola d’ordine di Auschwitz era «Lavorate o finirete nel camino!». Perse la sua fervente fede, di fronte alla scoperta del male assoluto. Un male che rimase come cicatrice indelebile nella sua mente.
Lo spettacolo, quasi totalmente basato sulla «testimonianza», dà spazio a musiche della cultura yiddish e a un canto kaddish nella versione musicale di Ravel. «Per la scelta di questa brano –racconta Delia Cajelli– mi sono avvalsa dell’aiuto di Jonathan Sierra, un ebreo che vive in Israele. Il testo del kaddish, in aramaico, esalta la grandezza e l’eternità del Signore e, pur non contenendo accenni alla morte, è la principale preghiera in ricordo delle persone scomparse. Viene recitato dai figli e dai parenti stretti del defunto al momento della sepoltura, nel primo periodo del lutto e in occasione degli anniversari della sua scomparsa».
La scenografia, fatta di pochi elementi simbolici, pone in evidenza la scritta «Arbeit macht frei» («Il lavoro rende liberì»), realizzata lo scorso anno dagli studenti del liceo artistico «Paolo Candiani» di Busto Arsizio, sotto la supervisione della professoressa Emilia Bonfanti.
«La prima parte dello spettacolo –spiega Delia Cajelli– verrà recitata con una tecnica di teatro sperimentale. Gli attori saranno in platea, tra il pubblico, e gli spettatori si ritroveranno tutti a interpretare la parte degli ebrei di Sighet, la comunità al centro della prima parte del racconto «La notte»».
Il Sociale di Busto Arsizio ospiterà anche, nelle giornate di mercoledì 26 e giovedì 27 gennaio (alle ore 10.15), due repliche mattutine riservate alle scuole secondarie di primo e di secondo grado, che vedranno la partecipazione di oltre settecento studenti provenienti da Busto Arsizio, Buscate, Cassano Magnago, Gallarate e San Macario. Il costo del biglietto per i matinèe è fissato ad euro 6,50.
Tutte e tre le repliche, che vedranno alternarsi nella parte di Elie Wiesel giovane Stefano Montani e Davide Zanzottera, sono parte integrante del progetto itinerante «Giornata della memoria: dieci giorni per non…dimenticare», promosso dall’associazione culturale «Educarte», con il patrocinio e il contributo economico della Fondazione comunitaria del Varesotto onlus e della Fondazione Cariplo di Milano, e in cartellone, da lunedì 24 gennaio a mercoledì 3 febbraio, nelle città di Busto Arsizio, Como, Intra e Sondrio (dove andrà in scena lo spettacolo «La notte», da Elie Wiesel) e a Villafranca di Verona (dove si terrà il recital «Se questo è un uomo»). Un progetto che sta incontrando il favore delle scuole coinvolte e che, molto probabilmente, si arricchirà di una nuova data: è, infatti, in fase di organizzazione un’ulteriore replica dello spettacolo «La notte» per la giornata di giovedì 4 febbraio a Lovere, nel Bergamasco, presso il teatro dell’oratorio di Castro.
Per informazioni è possibile contattare la segreteria del teatro Sociale di Busto Arsizio al numero 0331.679000, tutti i giorni feriali, secondo il seguente orario: dal lunedì al venerdì, dalle 16.00 alle 18.00; il sabato dalle 10.00 alle 12.00 info@teatrosociale.it, www.teatrosociale.it.