Domenica 21 agosto 2016 Lucilla Giagnoni ha portato nel suggestivo scenario di Villa Menotti a Cadegliano – la “casa” in tutti i sensi di Teatro Blu e della sua co-fondatrice Silvia Priori, dove è progettata anche questa lunga ed intensa stagione di Terra e Laghi 2016 – un’anteprima teatrale potente e suggestiva pur se ancora, per stessa ammissione dell’autrice-attrice fiorentina, da aggiustare e integrare con un elemento fondamentale che è mancato nel bel giardino a due passi dal Ceresio: la suggestione dello schermo visivo.
Ma in questo nuovo allestimento di “Furiosamente” (titolo non ancora definitivo ma già potentemente evocativo, da leggersi con il trattino: furiosa-mente) la Giagnoni ha ben supplito con una potente esecuzione attoriale di un testo ricco di riferimenti letterari classici e di annotazioni biografiche, in questo perfettamente integrata dalle musiche originali di Paolo Pizzimenti e dal contributo alla scrittura di Maria Rosa Panté.
Percorrendo a livelli successivi i diversi stadi dell’evoluzione conoscitiva umana, in un rimando raffinato sia alla letteratura classica di ogni tempo sia alla fantascienza e perfino al mondo dei videogame, il lavoro cresce e si evolve progressivamente fino ad arrivare ai vertici della sensibilità spirituale e conoscitiva che l’antropologia ci consente, quando maschile e femminile finiscono per diventare non più connotazioni di genere, ma due facce di una stessa medaglia umana.
Alla fine di uno spettacolo calorosamente sottolineato dagli applausi convinti del pubblico, giunto numeroso in questo luogo così evocativo (la casa natale di Gian Carlo Menotti, il fondatore del Festival dei Due Mondi di Spoleto), Lucilla Giagnoni ci ha rivelato che l’idea di questo spettacolo è partita da preciso intento di parlare con coraggio ai propri figli così come a quelli degli altri, recuperando un loro linguaggio per trasmettere quel sapere giunto ormai ad un livello di condivisione globale.
Un’arma – per restare al tema “guerriero” della serata – a doppio taglio, che però va sempre considerata come una risorsa in più e non vissuta con la paura del limite. Quella stessa paura che, verso la fine della rappresentazione, viene descritta come un rischio, un’incrinazione potenziale insita, quasi fatalmente, nel sentimento più elevato: l’amore. Un rischio che solo la conoscenza vigile, quella che esplora ogni recesso mentale dell’Uomo, può superare con la speranza della vittoria.
Siamo curiosi di vedere questo esemplare lavoro teatrale alla prova autunnale della rappresentazione nelle scuole, con il supporto visivo (preannunciato dall’autrice) come ulteriore ed efficace freccia al proprio arco. Siamo sicuri che molti ragazzi disincantati di oggi, vedendolo, potranno tornare ad innamorarsi di capolavori immortali come l’Iliade, l’Orlando Furioso o il Don Chisciotte.