Si è svolto durante la penultima lezione del corso di “Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico”, tenuto dal professor Marco Marsili, la conferenza di Don Sciortino, direttore storico di Famiglia Cristiana sul tema “giornalismo e eticità”. Ad aprire il seminario presso l’aula magna dell’università dell’Insubria, è stato lo stesso professor Marsili che ha sottolineato il ruolo di Famiglia Cristiana nella formazione dell’opinione pubblica in questioni complesse come il recente referendum abrogativo. La parola è poi passata a Don Sciortino che ha sottolineato come una cattiva informazione sia la cartina di tornasole dello stato di salute di un paese. In passato la stampa era il quarto potere, il cane da guardia di tutti gli altri poteri mentre oggi è diventata il cane da salotto del potere politico. Il giornalismo fazioso “massacra”certe persone come è avvenuto per Dino Boffo, il direttore di Avvenire che l’anno scorso è stato al centro di uno sciacallaggio mediatico basato su false testimonianze per soddisfare un disegno politico prestabilito.
Secondo Don Sciortino l’informazione attuale ha un altro problema: la trasformazione di qualsiasi evento in gossip che snatura la vera capacità dell’informazione. Anche la cronaca nera, come nei recenti casi dell’omicidio di Sarah Scazzi e di Yara Gambirasio, è stata trasformata quasi in un set televisivo dove tutti corrono a farsi intervistare e nel pubblico si instilla il “gioco” del “chi sarà l’assassino”. Don Sciortino ritiene inoltre che la stampa non aiuti l’opinione pubblica a crescere: a questo proposito il direttore del giornale cattolico ha citato il caso dell’informazione relativa alla presenza degli immigrati in Italia: a parer suo la fotografia che la stampa fornisce degli immigrati è spesso negativa perché si raccontano sole le ombre della questione mentre i casi di integrazione non occupano mai le prime pagine dei giornali. E’ quindi la cattiva informazione che contribuisce a fomentare la xenofobia: bisogna raccontare sicuramente i problemi causati dagli stranieri ma anche gli aspetti positivi perché la popolazione giovane degli immigrati è una parte attiva nella nostra economia e spesso ricopre quei ruoli lavorativi denigrati dagli italiani. A testimonianza di questa sua convinzione, Sciortino cita il caso delle insurrezioni di Rosarno, la cittadina calabrese che lo scorso anno è stata teatro degli scontri tra immigrati occupati nelle campagne locali e cittadini del posto. L’evento è stato ripreso dai media solo quando si è verificata una reazione violenta da parte degli immigrati, ma già un anno prima Medici senza frontiere aveva denunciato la condizione di semi-schiavismo dei braccianti stranieri.
Don Sciortino conclude il suo intervento con una riflessione sui nuovi modi di informarsi: «anche le modalità di informarsi sono cambiate: già dalla mattina si è bombardati da diverse fonti comunicative: quindi come si è chiesto Umberto Eco ha ancora senso il ruolo del giornalista?» Secondo Sciortino il compito del giornalista è ancora fondamentale: internet permette l’accesso immediato alle informazioni, tuttavia sono diminuite etica pubblica e conoscenze. I giornalisti devono mettere al centro dell’attività deontologia e bene pubblico, controllando sempre le fonti da cui provengono le notizie. Il reporter deve verificare e contestualizzare la notizia per fornire tutti gli elementi attraverso i quali il lettore potrà crearsi un’opinione personale. Secondo Don Sciortino nel nostro Paese esiste ancora la liberà di stampa anche se per i cronisti è diventato sempre più difficile scrivere la verità senza piegarsi al potere politico. Oggi i politici fanno a gara per apparire sul piccolo schermo grazie a giornalisti compiacenti che si limitano a porgere il microfono senza esercitare in modo critico la loro professione. Don Sciortino si chiede anche se la carta stampata avrà un futuro: «la competitività con l’informazione che corre sul web è sempre più alta ma forse per la carta stampata avverrà la stessa cosa che è successa con la tv e la radio: si pensava che la carta stampata scomparisse ma così non è stato. Forse con internet avverrà la stesse cosa». Il web deve servire perciò come fonte di integrazione delle notizie presenti sui giornali cartacei e il giornalista deve essere flessibile e capace di scrivere contestualmente in diverse forme. Internet e carta stampata devono andare di pari passo a patto di rispondere a criteri etici.
Il professor Marsili, prima di lasciare spazio alle domande degli studenti, pone l’accento sulla mancanza di pluralismo dell’informazione perché in Italia la stampa presenta spesso una pesante collusione con la politica e gli interessi economici come dimostra l’assetto azionario dei maggiori giornali italiani che fanno ancora prevalere una logica utilitaristica e del favoritismo politico.
Erica Besoli