Custodia del territorio: S.O.S in difesa del suolo

Difesa del suolo, protezione del paesaggio e bellezza del territorio. Sono questi i tre fattori principali della campagna “Custodia del Territorio”, promossa da Legambiente per la provincia varesina.

L’osservatorio Nazione sul consumo del Suolo (ente creato e promosso da Legambiente e dal Politecnico di Milano e dall’Istituto di Urbanistica), ha sottolineato in un recente rapporto che   in provincia di Varese, nel periodo compreso tra il 1999 e il 2007, il suolo urbanizzato è cresciuto di 18.375.184,94. La percentuale di terreno urbanizzato è cresciuta quindi del 1,5% toccando nel 2007 il picco del 28,9%.

Cos’è la “Custodia del Territorio”?

Per migliorare le condizioni del nostro territorio e fermare l’eccessiva urbanizzazione, Legambiente ha lanciato la campagna “Custodia del Territorio”. Si tratta di una pratica innovativa che permette ai proprietari di terreni che intendono prendere parte al progetto di favorire la conservazione e la protezione del suolo. I partecipanti firmeranno anche un contratto con Legambiente, simbolo di un impegno e di una responsabilità civile che insieme alle leggi  e alle vertenze sul territorio servirà a frenare l’urbanizzazione selvaggia. Le aree adatta allo sviluppo delle iniziata sono di diverso tipo e vengono classificate in quattro categorie:

  1. area giardino (zone adatte e preposte alla coltivazione di piante da frutto o ornamentali, situate in prossimità di edifici private o pubblici. Sono adatti anche giardini privati che però non possono contenere manufatti);
  2. aree naturali (rientrano in questa categoria boschi, prati, radure che non contengano manufatti di alcun genere);
  3. aree agricole (zone destinate alla coltivazione, inserite in uno specifico contesto ambientale o di produzione agricola);
  4. aree marginali di pertinenza urbana (si tratta di territori dimessi o incolti, spesso situati in zone periferiche o poco adatte ad investimenti).

La presenza del primo tipo di area è di notevole importanza nelle zone urbane, perché permette di collegare diversi ecosistemi altrimenti divisi da barriere architettoniche; ha inoltre un ruolo fondamentale nella valorizzazione della bellezza del territorio e nella tessitura comunitaria. Anche le aree naturali sono fondamentali per la protezione faunistica: rappresentano, infatti, un punto di appoggio per molto specie ed ambienti. Boschi, paludi, zone umide in genere e torbiere rappresentano l’habitat ideale per molte specie autoctone ma sono anche una fonte per la pesca, l’agricoltura e il turismo. Le arre agricole,invece, sono in costante diminuzione a causa della crescente creazione di infrastrutture e di insediamenti  urbani e produttivi. Verranno valorizzate dal progetto anche le cosiddette arre marginali, che rappresentano spesso nicchie ecologiche con forte biodiversità.

Lo scopo del progetto  non è solo quello di salvaguardare i territori dall’urbanizzazione incontrollata, ma  creare una forte coscienza civile che permetta lo sviluppo di una nuova e sempre più diffusa assunzione di responsabilità dei proprietari di terreni. Tutti che coloro che aderiranno al progetto di Legambiente si impegnano, nel caso in cui il loro terreno sia qualificato come edificabile, a non costruire alcun  manufatto per un periodo base di 5 anni rinnovabili. Se il terreno non è invece edificabile, il proprietario si impegnerà a non richiedere alle autorità preposte nessun cambio di destinazione e di non costruire su quella zona per almeno cinque anni. Il custode dovrà inoltre, in base alle risorse economiche e materiali disponibili, garantire e favorire la conservazione e la valorizzazione della biodiversità.

Il contratto potrà essere esteso per un periodo molto lungo, e anche dopo i venti anni, Legambiente non potrà esercitare l’usucapione perché la zona rimane sempre di esclusiva proprietà del proprietario.

A Varese il progetto ha preso il via con quattro testimonial di eccezione: Il primo è Alberto Minazzi, coordinatore provinciale di Legambiente. Lo scorso 12 marzo ha ,infatti, firmato il contratto di Legambiente per diventare custode del sua giardino ( edificabile) nella periferia di Varese.Anche un cittadino ha sottoscritto il contratto ed è diventato custode del suo giardino in viale Borri. A Calcinate del Pesce la tutela di un ampio territorio che si estende per tre ettari è stata affidata ai proprietari dell’Azienda Agricola Biologica Broggini che dal 1987 coltiva con metodi biologici; a Marchirolo l’impegno di custodia è stato assunto dall’ ”Agriturismo Alpe dei Fiori” che si occupa di allevamento.

L’obiettivo prefissato consiste nel raggiungere durante quest’anno il numero di cento custodi. Sarà inoltre creata una banca dati e verranno promosso iniziative di formazione per dare valore alla proposta del progetto. Legambiente ha previsto anche la presenza di alcuni promotori della custodia che sono dei veri e propri operatori e  punti di riferimento per tutta la rete di partecipanti. Si vuole quindi creare  una rete costituita non solo da privati cittadini ma anche di  enti locali che vogliono protegger il territorio e valorizzare la bellezza paesaggistica.

L’associazione già in passato si era mossa a favore della protezione del suolo, con la proposta di legge “Metti un freno al cemento, costruisci la natura”, firmata da più di dodicimila cittadini lombardi. Il testo è ora all’esame  della Commissione Territorio del Consiglio Regionale. Se la legge venisse approvata, la Lombardia sarebbe la prima regione ad avere una normativa che tuteli il suolo come un ben comune.

Chiunque desiderasse aderire alla campagna o avere maggiori informazioni può contattare il circolo Legambiente Varese in piazza De Salvo 8. Mail:legambientevarese@virgilio.it ; tel: 0332 812059. Sul sito www.custodiadelterritorio.it si possono trovare tutti i documenti e scoprire mano a mano i vari custodi che entreranno a far parte della rete.

Erica Besoli

holly29@hotmail.it