Fernanda Scillitani presenta il suo libro di poesie, “Briciole”, domenica 1° luglio 2012 alle ore 21, presso il Teatro Multisala Impero di via Bernascone a Varese. La raccolta è dedicata alla madre Rosa Ardizzone, cugina di Salvatore Quasimodo, recentemente scomparsa.
Questa la prefazione al libro scritta da Alessandro Quasimodo, attore e regista, figlio del premio Nobel per la poesia: Leggendo queste liriche mi sono subito venuti alla mente alcuni versi di Aldo Palazzeschi, in una sua poesia molto nota, in cui cerca di definire se stesso, conclude : “ Io metto una lente/davanti al mio cuore/per farlo vedere alla gente./ Chi sono?/ Il saltimbanco dell’anima mia.” La mia non vuole essere un’analisi critica della silloge “ Briciole” , ma un tentativo di prendere in esame il filo conduttore dei contenuti. Credo che veramente Fernanda Scillitani abbia, più o meno consapevolmente, messo una lente davanti al suo cuore per che noi potessimo leggere anche i moti più intimi della sua vita interiore. La sua poesia scaturisce da un interno, incessante colloquio, autenticamente sentito e pieno di interrogativi, capace, quando alla fine trova il suo sbocco, di irrompere in versi, vivificati da parole che possiamo quasi “vedere”: tanto l’intensità del sentimento ne trasfigura il senso e lo potenzia, conferendo alle liriche una possibilità nuova.L’amore che aleggia in queste composizioni poetiche congiunge silenzio e parola: ne deriva quindi quell’unione che lega inscindibilmente l’interiorità e la sua forma, riconoscendo nella parola scritta l’insondabile profondità che l’ha generata.Non è facile spogliare il cuore dalle barriere che spesso costruiamo per difenderci dalle nostre umanissime fragilità.Occorre abbandonarsi totalmente alla forza trasfiguratrice e allusiva della poesia, dove l’estremo disvelamento del mistero, che tacitamente e generosamente ci nutre, coincide con il massimo della sua “velatura”: “I tuoi perpetui baci/ le tue espressioni d’amore/ immagini sfocate intorno a me”.Così, l’amore può divenire desiderio, attesa, energia rigeneratrice, sospiro delicato, o ricordo capace di illuminare il presente, “dove la mente tace” e “rimane un sorriso”.Nella nostra quotidianità, carica di tutte le memorie, di tutte le presenze e le assenze, di tutte le speranze e le delusioni, di tutti gli arrivi e le partenze, gli strappi della separazione dai nostri affetti più insostituibili e vitali possono opprimere “come un’ombra improvvisa/ davanti ad uno specchio/ segnato dal tempo”.Tuttavia, l’ “Oggi!! Finalmente è il domani” e possiamo ritrovarci accanto, quasi in una miracolistica resurrezione, coloro che abbiamo amato: “E ti rivedo come un nuovo giorno/ accanto a me/ senza averti mai detto addio”.La solitudine e la disperazione che ottenebra l’anima ci pongono di fronte alla nostra vita, ce la ricapitolano in un solo istante, come pare avvenga negli ultimi minuti della nostra esistenza.E’ una ricapitolazione che ossessiona, che soffoca; una specie di palcoscenico in cui sono presenti simultaneamente tutte le ombre e i “personaggi” del nostro percorso umano, finché “cade una lacrima luminosa”, che scioglie e attenua ogni angoscia in un caldo abbraccio rassicurante: “Abbracciami con mani/ provate dal tempo/ e guida il mio cuore/ dove hai trovato l’amore”.Il discorso interiore, che alimentiamo in noi stessi, è una via di accesso al segreto della persona e si tramuta, nella poesia della Scillitani, in un raccoglimento in grado di comunicare senza violare questo segreto; un raccoglimento che si manifesta nella sua totalità indivisa, al di sopra dei limiti presenti nella parola, sempre frammentaria.In questo raccoglimento, il vuoto incolmabile dell’assenza è riempito dalla straordinaria rilevanza dell’amore: silenzio teso nel ricordo, che non ha più ieri né domani, perché ha superato il tempo. Amore come ricordo immemore di tutto, certezza inconsapevolmente intuita che “il suo respiro pesante/ si fonde nel calore/ di questo tuo cammino/ celestiale garantito/ lasciandomi in custodia/ quello che mi appartiene… il ricordo”. Il nodo aggregante delle liriche è proprio l’Amore: Amore che giustifica e dà senso alla nostra esistenza; Amore che assaporiamo nei fugaci momenti concessi all’uomo durante il suo viaggio su questa terra, fatta di pietre arse dal sole e ristorata dalla melodia della pioggia; Amore che travalica i nostri limiti temporali e diventa presagio di speranza per un nuovo incontro. Come ricorda un antico canto calabrese, solo la pazienza e la fede incrollabile in questo Amore possono salvarci dal rumore del mondo che passa, dall’incertezza del percorso, sfida e conquista per chi, come noi, è ancora in viaggio: “Gioia chè la partenza è già avvenuta!/ Occorre aver pazienza, anima mia!/ Io parto perché con te non posso stare./ Tu resti perché con me non puoi venire”.