La nuova stagione di Officina Open, progettata da Università del Melo , MA*GA e Assessorato alla Cultura a Gallarate, si apre il 13 dicembre con la mostra Adesso che la voce si confonde dedicata allo scultore Franco Fossa, tra i più significativi interpreti del “realismo esistenziale” italiano nel secondo dopoguerra.
Dall’inizio degli anni Cinquanta Fossa imbocca la strada della figurazione, una figurazione inizialmente “classica”, composta, attenta alla morbidezza della forme e alla levigatezza delle superfici, presto sostituita da forme quasi espressioniste, abbracciate per rappresentare con forza le dimensioni più dolorose dell’umanità, la solitudine, l’abbandono, la vecchiaia, la morte, l’ampio dolore esistenziale. Le opere di Fossa si presentano quali visioni, stati d’animo, condizioni esistenziali, rappresentazione di un’esistenza precaria e fragile. All’interno del suo percorso di scultore, attento alle materie tradizionali trattate con forza di azione e di trasformazione, Fossa ha sempre dedicato grande attenzione al disegno, alla grafica, all’incisione, tecniche espressive che affiancano la forma plastica, precedendola o muovendosi in autonomia.