Spettacolo teatrale, “E’ la bandiera di tre colori: noi vogliamo sempre quella…”

Giovedì 24 novembre alle ore 20,45, presso la Sala Montanari (ex Cinema Rivoli) Via dei Bersaglieri –Varese, verrà presentato lo spettacolo teatrale “E’ la bandiera di tre colori: noi vogliamo sempre quella…”.

La rievocazione di qualche scritto e testimonianza della storia italiana in occasione dei centocinquant’anni dell’unità di Italia non è nata da un esigenza meramente celebrativa ma dalla convinzione che valga la pena recuperare la memoria di un passato relativamente recente e di eventi che hanno connotato la formazione della nostra repubblica. Occorre,di tanto in tanto,srotolare la memoria e spolverare tutto quello che vi si è depositato,tanto più se si tratta delle radici della nostra nazione.Il Risorgimento è stato,come è noto, oggetto di svariate interpretazioni,da quelle più patriottiche a quelle più critiche,basti fra tutte ricordare la definizione che ne dà Gramsci di” rivoluzione mancata” ; la diversità delle interpretazioni tuttavia,sempre legittima,prendeva in considerazione il modo in cui si è realizzata l’Unità d’Italia,non l’evento stesso della sua unificazione.

Oggi invece,anche a causa di una forza politica sicuramente importante nell’Italia settentrionale, si levano pù voci che contestano il fatto stesso dell’unificazione e rinnegano i suoi simboli (bandiera,inno ecc…) mettendo in discussione l’utilità della formazione di uno stato unitario e negando che si trattasse di una esigenza autenticamente diffusa nella popolazione.A noi è sembrato fuorviante impostare così la questione poichè il popolo, o almeno una gran parte di ciò che oggi intendiamo per esso, (individui alfabetizzati,in grado di decidere del proprio destino e di soddisfare i propri bisogni primari) era  una minoranza nell’Italia dell’Ottocento.Nella maggior parte degli stati italiani vi erano sudditi ed ,a volte ,ancora persino servi.Quella parte di popolazione che oggi chiameremmo popolo,i ceti urbani,gli artigiani,studenti,professori,i contadini autonomi,in genere aderirono con entusiasmo ai moti del Quarantotto e quando poi un compromesso tra repubblicani e monarchici imprime una svolta moderata e monarchica a partire dal 1859,appoggiano il programma dell’unificazione sotto la monarchia sabauda.E’ certamente anche alla loro azione che si deve che i sudditi,i servi,siano divenuti Popolo.

Meno convinta è  la massa dei ceti più poveri ed analfabeti della popolazione che quando partecipa ai moti rivoluzionari lo fa spesso in nome non solo di una uguaglianza  politica ma soprattutto per conquistare condizioni di sopravvivenza economica( che oggi diremmo Diritto al Lavoro ed allora era possesso della terra) senza la quale nessuna dignità politica può esistere. Sarà la  delusione della mancata libertà dal bisogno che alimenterà il disamore per in nuovo stato, che comunque coinvolge non il Nord ma il Sud d’Italia e culmina poi nel brigantaggio.Eppure,la convinzione di chi scrive è che se è vero che le speranze dei più lungimiranti, quali Mazzini ,si realizzeranno nel lungo periodo(suffragio universale e repubblica) ,senza il sacrificio di quello che era allora tanta parte del popolo non si sarebbero poste le basi fondamentali del nostro vivere civile cioè Fratellanza ,che poi vuol dire solidarietà,uguaglianza politica giuridica e civile,Libertà che poi significa pluralità di opinioni, diritto di voto e di partecipazione alla vita dello stato.Non si sarebbero neanche poste le basi di un progetto che era stato il sogno di Cattaneo e che ancora deve essere concluso:gli Stati uniti d’Europa.

A questi pensiamo sia allora legittimo che vada il nostro ricordo ed il nostro omaggio:a quei tanti che dal Nord, come dal Sud, da Varese,come da Trapani corsero dietro un’idea, un sogno ed in parte realizzarono il loro sogno anche se poi,come sempre, dovettero fare i conti con la realtà e le disillusioni.

Particolarmante importante rivolgersi ai giovani,non tanto e non soltanto perchè spesso ignari del proprio passato, ma perchè riflettano che gli obiettivi non immediatamente realizzati non è detto siano necessariamente obiettivi falliti;lo spazio-tempo in cui siamo inseriti è straordinariamente limitato e bisogna imparare a vedere lontano, a combattere per il futuro,il proprio certamente,ma anche quello di chi verrà.

Un’altra motivazione che ci ha mosso nel realizzare questo spettacolo è naturalmente l’amore per la storia che nasce, in parte,anche dalla convinzione che esistano due tipi di provinciali:dello spazio e del tempo.Basta un mappamondo e la curisità del viaggiare per dimostrare ai primi quanto siano ciechi e fuorviati dal loro provincialismo.Basta la curiosità di leggere una pagina di storia per dimostrare ai secondi che la apertura,l’interesse per l’altro è anche interesse per un presente vissuto al di fuori dei nostri ristretti confini  temporali poichè anche il passato è un susseguirsi ininterrotto di presenti che rivivono nel presente della nostra memoria.

Interpreti: Chiara De Nicola, Arianna Lodi, Carlotta Manto, Alessandra Moccia, Arianna Oliva

Ricerca iconografica: Vanessa Faschi

Testi selezionati da Rita De Giacomo Zumin

Regia: Pinuccia Soru

Per Informazioni : 0332-341843