Mario Perrotta e il suo teatro di narrazione in uno spettacolo al Nuovo preceduto da un laboratorio per aspiranti attori

Prosegue il cartellone di “Gocce. Rassegna di Teatro Contemporaneo”, organizzato in collaborazione da Ragtime,Il tempo dei ragazzi e Filmstudio’90, questa volta celebrando sul palcoscenico la Festa dei lavoratori. Il 2 maggio 2013, alle ore 21.00, presso il Cinema Teatro Nuovo di Varese, Viale dei Mille 39, sarà in scena – nell’ambito del cartellone di “Gocce. Rassegna di teatro contemporaneo”  lo spettacolo Italiani cincali di e con Mario Perrotta, Premio UBU 2011. Il 30 aprile e il 1 maggio 2013, l’attore-regista terrà inoltre un seminario/laboratorio rivolto ad attori o aspiranti attori sulle tecniche del Teatro di narrazione e del racconto della contemporaneità. Il corso, rivolto ad un numero massimo di 15 partecipanti, si terrà a Varese presso la sala Filmstudio90, nei seguenti giorni e orari:  30 aprile: dalle 20.00 alle 23.00 – 1 maggio: dalle 15 alle 21.00. La quota di iscrizione è di 90 euro La quota dovrà essere versata tramite bonifico bancario a: Ragtime. Il tempo dei Ragazzi C/C bancario 0000001123 – UBI Banca Popolare di Bergamo – VARESE IBAN IT64J0542810812000000001123 Per informazioni: arciragtime@gmail.com – Tel. 334.2692612.

Per la prima volta a Varese, lo spettacolo – che dal 2003 ad oggi ha registrato uno straordinario successo di pubblico e di critica – è l’appassionante ed emozionante racconto dell’emigrazione italiana (e particolarmente salentina) in Belgio nel secondo dopoguerra. Cìncali cioè zingari! Così credevano di essere chiamati gli italiani emigrati; pare invece che fosse una storpiatura di  cinq “cinque” nel linguaggio degli emigranti padani che giocavano a morra, ma voleva dire anche zingaro. Una stagione migratoria che era stata aperta dall’accordo bilaterale del 1946 – tra Italia e Belgio – che prevedeva la «deportazione economica» verso le miniere transalpine di centinaia di migliaia di italiani. Tra umilianti visite mediche e condizioni di lavoro degradanti, il trauma principale che attendeva i nostri emigrati al loro arrivo nei bacini minerari era l’impatto con con la prima «discesa al fondo»: era, per uomini totalmente inesperti del mestiere, uno choc tale da impedire a molti di scendere una seconda volta. I manifesti affissi in Italia infatti pubblicizzavano il «lavoro sotterraneo nelle miniere belghe» senza specificarne i dettagli. Fino alla metà degli anni ’50 inoltre, il contratto tipo non prevedeva alcun periodo iniziale di formazione professionale, e i lavoratori italiani venivano spediti ad apprendere il mestiere direttamente al fondo, senza alcuna precauzione, né la conoscenza della lingua. Le conseguenze di questa inesperienza non erano solo psicologiche. A causa della loro scarsa qualificazione, i salari erano nettamente inferiori a quelli sperati: i minatori ricevevano un salario composto da una parte fissa ed una parte proporzionale alla loro produzione, un sistema che, esortando gli operai all’aumento smisurato del rendimento, aumentava la pericolosità del mestiere. Vi erano poi le deprecabili condizioni in cui i minatori italiani in Belgio vennero alloggiati. Raccolti nei campi di lavoro utilizzati per i prigionieri di guerra durante il conflitto, prostrati dalla durezza del lavoro e delusi dalle difficoltà nel pervenire ai guadagni promessi e sperati, molti immigrati non riuscirono a superare l’impatto con la miniera, venendo così segnalati alla polizia degli stranieri per rottura «ingiustificata» del contratto, mentre molti di quelli che riuscirono a superare il trauma dell’impatto iniziale si ritennero comprensibilmente «venduti» dall’Italia per qualche sacco di carbone. I flussi si mantennero tuttavia continui e regolari fino alla catastrofe mineraria di Marcinelle che, con i suoi 262 morti di cui 136 italiani, colpì duramente l’opinione pubblica, spegnendo definitivamente ogni entusiasmo verso l’ emigrazione italiana in Belgio. Lo spettacolo di Mario Perrotta racconta – con una straordinaria sapienza attorale – tutto questo. Lavoro di ricerca che raccoglie testimonianze e memorie di un vicino passato, segnato dalla povertà. La vita dei minatori italiani in Belgio prende voce e corpo in parole scritte che con grande intensità riportano ai dolori dell’esilio, ma anche alle gioie ed alle emozioni di questi straordinari rapporti umani. Quasi un anno di testimonianze, un anno di memorie rispolverate a fatica tra i paesi montani del nord-est produttivo e l’estremo Sud, un racconto di un’epopea popolare fatta di uomini scambiati con sacchi di carbone, di paesi abitati solo da donne, di lettere cariche di invenzioni per non svelare le umilianti condizioni di lavoro.

 Biglietti: Intero 18 € – Ridotto 15 € (soci Filmstudio 90, Arci, Coop, enti convenzionati Filmstudio’90, under 25, over 65, gruppi) – Studenti medi e universitari 12 €

PROMOZIONE SPECIALE SCUOLE/INSEGNANTI: BIGLIETTO A 8 EURO PER INTERI GRUPPI/CLASSE I biglietti prenotati potranno essere ritirati la sera stessa dello spettacolo.