Daverio celebra il Giorno della memoria con un testo teatrale tratto dalla “Banalità del male” di Hannah Arendt

Monologo sul male: nulla di diabolico, nulla di geniale è il titolo del testo teatrale che Mariangela Martino porta in scena alla Palazzina della Cultura di Daverio (VA) in occasione della Giornata della Memoria in programma domenica 27 gennaio alle ore 21.00. Tratto da “La banalità del male” di Annah Arendt il lavoro della Martino rilegge  nell’attualità dell’oggi una celebre analisi  sulle ragioni del nazismo. Perfino la perfidia può avere le sue ragioni  quando si scatena, ma il male perpetrato dai nazisti appare freddo, arido, inconsistente. E quando il male è così banale, la coscienza si restringe e lascia calare sulla realtà un velo che la offusca. Allora tutto è possibile, anche la cancellazione di un popolo dalla faccia della terra. Nel 1961 Otto Adolf Eichmann, tenente colonnello nazista, responsabile della deportazione degli ebrei nei campi di sterminio, fu processato e condannato a morte dal tribunale di Gerusalemme per crimini contro l’umanità. Hannah Arendt, filosofa ebreo-tedesca emigrata negli Stati Uniti, fu inviata ad assistere al dibattito processuale dal giornale per cui all’epoca lavorava, il New Yorker, una prestigiosa rivista intellettuale. La filosofa elaborò, dopo aver seguito il processo, l’idea per cui l’olocausto è stato la manifestazione di un male banale e vuoto, e che uno degli artefici di questo male , Eichmann, non fu un mostro assetato di sangue né un assassino di professione, ma “ un criminale non comune, un diligente burocrate sprovvisto di idee proprie e privato del senso della realtà”. Eichmann fu sempre consapevole di mandare a morte milioni di persone ma non alzò mai un dito per evitarlo, continuò a svolgere il suo dovere con zelo e meticolosità fino alla fine della guerra. Non odiava gli ebrei e non aveva tendenze omicide. Allora come fu possibile?

Testi rielaborati da Mariangela Martino
Musiche originali di Gio Rossi
Consulenza storico-filosofica a cura del Professor Giampaolo Cottini